Oggi FQCP è in gita a Firenze e, se tutto va bene, ne sentirete parlare ancora.
Nel frattempo è passata un’altra settimana e nel villaggio svizzero sono successe cose belle.
La classe di S. ha fatto un laboratorio sulla pacifica convivenza, richiesto dalla maestra dopo gli sgradevoli fatti di quest’autunno.
L’atrio della scuola è stato popolato tutta la settimana da enormi cartelloni fronte retro, da un lato grandi disegni di animali, ciascuno metafora di un comportamento violento, così abbiamo scoperto che anche comportarsi da riccio e rispondere con aggressività a un commento sgradevole, non è un buon modo per convivere. Sul retro ogni cartellone proponeva esempi di comportamento non violento che si possono imparare insieme.
In classe hanno discusso tutto un pomeriggio e si sono confrontati, hanno scambiato opinioni, hanno riflettuto insieme e con la maestra e alla fine hanno deciso che la cosa migliore da fare, per lasciarsi alle spalle i brutti modi del passato, è fare come se domani fosse il primo giorno di scuola e ricominciare tutto da capo, disfare i gruppi, rifare le amicizie, conoscersi di nuovo.
Noi a questo punto partiamo avvantaggiati, il primo giorno di scuola facevamo fatica a capire quando ci parlavano in francese e almeno questo ora non è più un problema.
Ma soprattutto abbiamo imparato alcune lezioni fondamentali, che a stare bene insieme si impara, che per andare d’accordo bisogna sforzarsi un po’, che vale la pena combattere per i propri diritti anche per quello a essere trattati con gentilezza, che essere gli stranieri ultimi arrivati non è una bella posizione, ma poi si può cambiarla e sta a noi farlo, che gli insegnanti contano parecchio e che a dodici anni si può dire: facciamo che ricominciamo.
Intanto ci sono arrivati i permessi di soggiorno, quattro sono a tempo indeterminato, un bel lusso offerto a chi svolge un lavoro considerato necessario alla confederazione, e il lavoro universitario è ritenuto tale. Il beneficio si estende alla famiglia, ai figli se minori di dodici anni. Oltre i dodici anni viene dato un permesso rinnovabile alla maggiore età, perché gli adolescenti sono materiale a rischio, non si sa mai cosa potrebbero diventare.
Ho provato a sostenere con il mio lungo ragazzo, che probabilmente dal municipio di fronte a casa vedono dentro le nostre finestre e si sono accorti dello stato di caos che regna nel lato teenager della casa, oppure hanno sentito il tono di qualche risposta ai genitori o alla sorella, e per questo nel suo caso hanno deciso un periodo d’osservazione di cinque anni, mi ha guardata con un soppracciglio alzato e un’aria di affettuosa compassione.
Il piccolo invece ha esultato come allo stadio:
– Wow! Allora possiamo restare quanto vogliamo?!
Nel mio cuore si è sciolto un pezzetto di quel grumo di nostalgia e preoccupazione che mi serra la gola da sei mesi.
– Ma allora un po’ ti piace stare qui? Anche se hai nostalgia della tua classe di Milano, anche se i compagni non ti fanno giocare perché dicono che non capisci le regole, anche se fai fatica ad andare bene a scuola come in Italia?
– Sì perché qui ho due campi di calcio attaccati a casa, uno professionale per allenarmi [stavamo camminando verso il centro sportivo] e uno al parco giochi dove posso andare quando voglio!
– Bene, allora sai che se vuoi, se fra sei anni siamo ancora qui, tu puoi avere il passaporto svizzero per primo?
– Evvai, così posso essere svizzero quando sono qui e essere italiano quando torniamo a trovare i nostri amici!
Ecco qui un’altra bella lezione di saggezza e sintesi dai nostri bambini, cittadini del mondo.