Domani Faccio Quello Che Posso compie quattro mesi.
A quest’età un neonato è già diventato bambino, si comincia a pensare a pappe e seggiolone, qualche mamma è già dovuta rientrare al lavoro.
Anche noi qui abbiamo fatto tanta strada, di sicuro più di quanta potessi immaginare quando abbiamo cominciato.
Sapevo cosa volevo fare, r-accogliere delle storie, di genitori, figli, famiglie, e tesserle insieme in un grande patchwork che potesse scaldarci nelle giornate fredde e rallegrarci quando serve.
Perché è assurdo continuare a essere in tanti a essere soli , mi dicevo: qui bisogna fare rete.
Quello che non immaginavo è…
– Quanto avrei imparato in così poco tempo.
Dalle piccole questioni tecniche di gestione di un blog -adesso non vado neanche più in panico quando il sito non risponde- alla disciplina che serve a non perdersi nei social, a centrare a occhio la misura di un testo breve, a districarmi tra trattini e virgole, che nulla si fa senza lavoro di squadra e che è sempre meglio dormirci sopra, ma soprattutto tanto sulle emozioni che si trovano in ogni storia, mia e di chi ha voluto condividerla e quanto siano preziose, tutte.
– Quanta curiosità mi sarebbe venuta per tutte le cose ancora da imparare.
Sono sempre stata un’avida lettrice, ma ora leggo come una forsennata di tutto, libri per grandi e per piccoli, blog, progetti di ricerca e appena scopro qualcosa di bello, ho voglia di condividerlo qui.
– Quanto mi sarebbe piaciuto farlo.
Cerco le storie come le uova nascoste dal coniglio di Pasqua e ricevo ogni testo come un regalo per me sotto l’albero, non mi succedeva da parecchio. Mi piace ascoltare le persone e incontrare tanti modi di essere famiglia, esistono infiniti equilibri e da tutti ho qualcosa da imparare.
Prima di cominciare si ha paura di non aver abbastanza da scrivere, o di non avere niente di interessante, o che nessuno leggerà.
Adesso ho paura di non avere il tempo per scrivere tutte le storie che sto raccogliendo, per approfondire i mille argomenti che mi toccano il cuore, per incontrare le persone che ci raccontano di loro.
E poi ci sono state le sorprese, tante, tutte belle.
Quando torno nella mia città incontro persone che mi salutano con: “Ehi ciao, ti leggo sai? ”
Oppure: ” Io non sono tanto da blog, ma mia sorella ti legge sempre, all’intervallo pranzo, al lavoro, mentre prende il caffè.”
E questa è una soddisfazione che vale mille like, e anche una responsabilità, perché ora quando scrivo immagino veramente qualcuno dall’altra parte, persone in carne e ossa, con una loro storia, fatta di emozioni e sensibilità per nulla virtuali.
E poi ci sono le bambine e i bambini che pian piano stanno prendendo spazio qui nel soggiorno di FQCP.
All’inizio ci sembrava semplicemente un’idea carina, iniziare con un’inchiesta su come avrebbero voluto i loro genitori. Ci è piaciuto molto intervistarli e ancora di più ascoltare cosa dicevano una volta scoperto che erano liberi di parlare.
Poi abbiamo avuto voglia di coinvolgere anche ragazze e ragazzi e sono nate le recensioni domenicali.
Da lì in avanti la nostra redazione cultura ha spiccato il volo, e noi non abbiamo più tanto il controllo, ci sono settenni che scrivono in autonomia sul tablet rivolgendosi direttamente al loro pubblico, dodicenni che divorano volumi e si scambiano recensioni di qua e di là dalle Alpi, adolescenti che scoprono per la prima volta il piacere di condividere una lettura fuori dalla scuola.
E a tutti fa piacere partecipare a FQCP, perché scrivere e vedersi pubblicati dà coraggio e soddisfazione, e a questo noi non avevamo neanche pensato.
Custodire un luogo protetto in cui i più giovani possano sperimentare il piacere della scrittura, è una bella missione che Faccio Quello Che Posso si prende con gioia, chissà che magari un giorno saranno loro a riempire queste righe.
Insomma tanta roba per una creatura giovane come questo luogo e se devo riassumere tutto in una parola, gratitudine è quella che oggi mi assomiglia.
Grazie a tutti, senza di voi non sarebbe possibile, e abbiamo appena cominciato…