Eroiche maestre e orsetti haribo.

succede a scuola le storie di Faccio Quello Che Posso

Anche da queste parti la scuola è in dirittura d’arrivo ed è tutto un susseguirsi di gite e attività sportive.

Il nostro eroe rimesso insieme con lo scotch, – ovvero dopo una giornata di letto con medicamenti in varie formulazioni, una per ciascun orifizio, e molte figurine –  è partito per il campo di tre giorni in montagna con la sua classe e quella della scuola accanto dove vanno i suoi compagni di squadra.
Raffreddore e mal di gola sembravano scomparsi nel momento in cui ha scoperto che sarebbero stati in cinque in camera di cui tre dello stesso spogliatoio, confido che le autorità ritirino il pallone dopo una certa ora.

Per il campo le maestre ci hanno preparato delle fantastiche istruzioni, conserverò la lista per tutte le prossime partenze. Alla fine del foglio si leggeva:
” Le torte e le marmellate fatte in casa saranno apprezzate”
E così noi ci siamo presentati con un classico ciambellone marmorizzato e abbiamo potuto sfoggiare il professionale portatorta arancione che fino al mese scorso non avevo osato comperare, ma poi avendolo trovato in saldo alla coop non avevo potuto resistere.
Portatorta e ciambellone troneggiavano sullo scatolone pieno di leccornie confezionate da tutte le famiglie, contiamo su una sana competizione tra cuochi e nazioni, per sfamare le orde a colazione.

 

 

Chalet Budokan

Lo chalet è questo qui, e a noi è costato trenta franchi a bambino per tre giorni.

Le eroiche maestre si portano in vacanza trentadue settenni in un rapporto di una a otto e per tre giorni si occuperanno di tutto loro, cucina compresa.
Le pagano bene qui, ma non si può dire che non si meritino lo stipendio. Hanno detto che faranno delle grigliate, speriamo non di bambino, ma credo tenderei a giustificarle.

Io, commossa per la richiesta di portare cibo casalingo senza bisogno di bolle d’accompagnamento o lista ingredienti, ho tentato il tutto per tutto e mi sono presentata dalla maestra J con la bomboletta di spray per la gola. Non confidavo di farcela, non avevo prescrizione medica, non avevo la scatola originale, la medicina era già usata.
Mi ha solo chiesto come e quanto doveva dargliene e l’ha serenamente infilata insieme alle altre dei convalescenti da non so quali malanni. Lui non ammetterà mai di avere male da qualche parte, ma io mi sento più tranquilla se prima di chiamarmi provano a dargli una spruzzatina di echinacea.

Il mese scorso mi erano sorti dei sospetti, avevo incontrato la maestra J mentre li portava per boschi e mi era venuta una certa idea. Poi siamo andati a un colloquio a tre, perché il mio bambino era un po’ impensierito all’idea di partire con la scuola, continuava a ripetere che era la prima volta, anche se aveva già dormito con gli scout, con la scuola mai. Forse temeva che sarebbero stati interrogati. Così la maestra J ci ha ricevuti e ha risposto a tutte le sue domande e i miei sospetti si sono fatti sempre più sostanziosi.

– Allora sei più tranquillo ora che abbiamo parlato con J?
– Sì un po’ anche se è la prima volta che parto con la scuola.
– Sì amore lo so, ma c’è sempre una prima volta, tua sorella a cinque anni era andata a Malcesine ed era stata felicissima. Anche lei aveva la febbre il giorno prima e per consolarla avevamo preso una valigia rosa di Hello Kitty coi punti del supermercato. Lei e la valigia erano salite sul pullman preoccupate ed erano tornate felici.
– Umpf.
– Sai che secondo me la maestra J ha un bambino nella pancia?
– 
Ma se non è neanche sposata?
– Ma ha quel bel tomo di fidanzato che vi ha fatto raccogliere le impronte di animali col gesso e sono sicura che basta e avanza. Ti ricordi come si fanno i bambini vero?
– Sì, ovvio.

Quindi Ovvio, i suoi compagni, la maestra J, e il suo bambino nella pancia, che è grande come due orsetti haribo, dopo l’annuncio fatto alla classe e dibattito sulle misure effettive del bambino della maestra, sono partiti insieme per la montagna e ora io non riesco a fare a meno di preoccuparmi per gli orsetti.

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