Ragazze di scienza, ragazze di parola.

succede a scuola le storie di Faccio Quello Che PossoMentre in Italia ci si arrabatta per sopravvivere alla prima settimana senza scuola e si attendono le pagelle, qui è tempo di colloqui.

Questa settimana tra telefonate serali e appuntamenti dal vivo, ho parlato con tre insegnanti di lingua e due di matematica, il tutto in francese con un sforzo (mezz’ora al telefono!), che neanche alla maturità.
Hanno un bel dirmi che parlo bene, con quei sorrisi accondiscendenti, tipo “parla bene per venire dal paese dei mandolini ed essere una casalinga madre di tre figli”…

Quando parlo con gli insegnanti dei miei figli, mi sale l’orgoglio del congiuntivo e della consecutio. Non posso sopportare di parlare una lingua limitata, quando sono lì seduta, mi sembra che un pronome sbagliato sia un’onta all’onore di tutta la mia famiglia, mia nonna maestra in testa.
Parlare francese solo da un anno non mi consola, voglio avere tutti gli strumenti, se i miei figli devono vedersela alla pari coi francofoni, non voglio essere io a farli vergognare.
E poi ho bisogno che l’anno prossimo fili tutto liscio, non posso permettermi di dare ancora vigilanza e sostegno a tempo pieno, devo lavorare.

Con tutto questo carico di patemi parecchio egocentrici, sono andata a fare il punto della situazione scolastica- qui dicono proprio faire le point– dei miei ragazzi. Ed è andata bene, per tutti.

Siamo ancora con le dita incrociate, ma ufficiosamente ci hanno lasciato sperare non solo la promozione, ma la pregymnasiale per tutti e la sospensione dei corsi di sostegno per alcuni.

Qui l’orientamento scolastico comincia a dodici anni e va secondo il merito, cosa che all’inizio ci sembrava scioccante.
In realtà procede piuttosto fluidamente con valutazioni semestrali e possibilità di passare da un percorso all’altro se si riconoscono le potenzialità per proseguire una carriera di studio.
Ogni tre anni si cambia ciclo e ci si costruisce un piano di studi via via sempre più autonomo, fatto di materie fondamentali e opzionali, con l’idea che alla fine ciascuno abbia messo nel proprio curriculum quello che ritiene più importante.

L’anno scorso non sapendo nulla avevamo scelto per nostro figlio maggiore l’opzione italiano, il che lo ha sicuramente aiutato a sollevare la media quest’anno, ma passare quattro ore la settimana con un’insegnante d’italiano non madrelingua non è stato il migliore impiego del suo tempo.
Così per sua sorella abbiamo previsto l’opzione latino, dall’anno prossimo, per altri tre.
La nostra scelta ha stupito la preside che si è presa la briga di darci un appuntamento e dedicare un’ora del suo tempo perché la mia bambina facesse la scelta giusta.

Questa simpatica signora insegna matematica e ritiene che mia figlia sia molto dotata.
Da queste parti la carenza di donne in ambito scientifico è presa sul serio e le università fanno politiche di reclutamento fin dalle scuole primarie.
Abbiamo così amabilmente conversato di orientamento e formazione, del fatto che tredici anni sia presto per intraprendere un percorso di studi troppo specialistico, di quanto le lingue siano fondamentali per qualsiasi profilo e di come la separazione tra le discipline sia un concetto superato. Alla fine era più convinta di me.

Bizzarramente, questa scuola molto avanti in quasi tutte le direzioni, resta ancorata alla tradizione in fatto di castighi.
Così la mia dotata bambina ieri pomeriggio a casa ha dovuto scrivere cinquanta volte: “non devo mangiare caramelle in classe” .
Il che mi fa pensare due cose,
primo che, o gli insegnanti hanno visto parecchio Harry Potter, o alcuni classici educativi non perdono di efficacia, lei non era scioccata e l’ortografia ne ha guadagnato;

secondo che la mia piccina ha tempo per crescere, ha ancora tutto davanti, può fare ciò che vuole e cambiare tante idee.
Quindi è bene che lavori ancora un po’ sulla sua cultura generale, prima di intraprendere una carriera scolastica con dodici ore di matematica alla settimana, a quindici anni sarà magari pronta a scoprire nuove stelle e a faticare per raggiungerle.

 

 

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