il passaparola non si ferma, anzi cresce, come la pancia. Oggi il baricentro di Nunzia, grazie Nu.
Baricentro.
L’ho perso anni fa. Un chilo dopo l’altro, l’ombelico proiettato in avanti come in tappo di champagne, assumevo nelle settimane un’andatura sempre più ciondolante. Ad un certo punto, ho pensato che non avrei camminato più, ma solo rotolato. E il mio baricentro sarebbe stato nel centro; di tutto. Mi pareva una condizione perfetta.
Invece no. Ho seguitato a camminare. Mentre il mio corpo perdeva pesi, altri mi crescevano tra le braccia. Così che l’andatura si stabilizzò in: un corpo e un corpo che vanno. Meglio: che cercano di andare e nel mentre di conoscersi.
Quando i chili diventarono tanti, trovai aiuto nelle anche. Ah sante, santissime le anche di donna. Ampie a sufficienza per incuneare corpi; balconi perfetti per affacciarsi alla vita.
A quel punto, andai claudicante e la schiena si storcinò. I piedi si adeguarono all’andazzo e per recuperare crebbero e si deformarono pure loro.
Insomma, ho perso il mio equilibrio e vado con passi incerti e storti. Tutto di me s’è modificato in seguito alla perdita del baricentro. Ogni cosa si è perduta e poi assestata. La mia testa pure, sembra si sia inclinata lievemente a destra e i miei occhi hanno prospettive diverse. E anche se mi prendono le vertigini, e credo di rovinarmi cadendo, in qualche modo recupero. E vado avanti. Sbilenca.