Oggi abbiamo un’altra ospite, che spero sia arrivata per restare. Lucia Massarotti ha un suo blog, ma è arrivata a Faccio Quello Che Posso, perché come racconta qui, era nel suo spirito.
Io le ho scritto: “Vuoi riproporre i tuoi pensieri su FQCP? Perché non ha senso parlare di fare rete se poi ognuno sta nel proprio giardino. Io vorrei che Faccio Quello Che Posso diventasse un grande giardino dove in tanti coltivano la propria aiuola, e insieme condividiamo i frutti”
Ed ecco qui, l’aiuola di Lucia.
Quando i genitori incontrano i social
Un’ora e dieci tutta per me.
Un viaggio in treno da sola,
la carrozza del silenzio e un romanzone, che mi pesava nella borsa, in cui tuffarmi.
La tentazione di buttare un occhio ai social network, prima di immergermi nella lettura, è stata però troppo forte.
E così ho ceduto, con la scusa di mandare un messaggio ad un’amica.
Tra le foto dei matrimoni e dei weekend al mare sono comparsi molti post dei gruppi di genitori di cui faccio parte.
Uno, in particolare, ha catturato immediatamente la mia attenzione.
Forse perché aveva avuto quattrocentotredici commenti in poco più di un’ora. Quattrocentotredici. Un numero incredibile per me.
Soprattutto in così poco tempo.
Incuriosita, ho cominciato a leggere.
Il tema erano i cartoni animati.
La mamma che scriveva chiedeva agli altri genitori del gruppo se li facessero vedere ai loro bambini, se utilizzassero o meno il tablet e a partire da quale età.
Apriti cielo.
In pochi minuti molti genitori si sono scatenati in una serie di commenti che, più che consigli, pareri, o esperienze da condividere, erano delle vere e proprie sentenze. Soprattutto di condanna.
Le Grandi Madri, quelle che ne sanno sempre una più del diavolo, sono salite velocemente in cattedra per spiegare come abbiano cresciuto meravigliosamente i loro figli senza cartoni animati. Mai.
Dopo poco si è completamente perso di vista il punto di partenza, a nessuno interessavano più i cartoni animati, ma quasi tutti dovevano solo dare lezioni agli altri, dimostrare come il loro modo di essere genitori fosse quello vincente ed esibire una prole perfetta praticamente sotto ogni punto di vista, come Mary Poppins. Che paura.
Più andavo avanti a leggere e più, in realtà, mi perdevo nei miei pensieri.
L’argomento cartoni animati mi interessava poco, nel senso che lo trovavo solo un pretesto.
Moltissimi altri post, infatti, generavano reazioni identiche. Indipendentemente dall’argomento.
Dallo spannolinamento al ciuccio, dalle letture alla tecnologia, dallo svezzamento tradizionale all’auto svezzamento, fino alle vacanze, tutto diventava occasione per aprire le danze della polemica più sfrenata.
Il filo rosso delle mie idee a quel punto era solo uno: non avevamo detto che avremmo usato la rete per “fare rete” tra genitori, per consigliarci, per condividere, per raccontare esperienze che possano, in qualche modo, aiutare chi è sulla nostra stessa barca, per sentirci un po’ meno soli?
Tante volte ci riusciamo.
Perché, però, quando si parla di grandi temi ci facciamo prendere troppo spesso la mano e usiamo la tecnologia per farci le pulci, per giudicare, criticare, condannare?
Esattamente a che punto del cammino ci siamo persi?
C’è un bellissimo proverbio africano che dice che per crescere un bambino ci vuole un villaggio.
Sarebbe bello ritrovare un po’ quello spirito di condivisione del villaggio, ascoltarci senza giudicare, fare un pezzetto di strada insieme, mettere la nostra piccola esperienza fatta sul campo a disposizione di chi condivide il nostro stesso viaggio.
Così, semplicemente, senza giudizi e senza commenti.
Ci proviamo più spesso?
Lucia Massarotti
Nu
Un punto di vista molto interessante. Credo che questo concetto di “fare rete” in rete, sia estendibile anche oltre alle discussioni sulla genitorialità.
Alessandra Spada
Daccordissimo Nu, e forse si può anche tirare fuori dalla rete, e portare nelle relazioni, la chiacchiera fuori da scuola, il parco giochi, il bar, quanto è diffiicile mettere da parte pettegolezzi, critiche, giudizi. Grande fragilità sotto il cielo, se sentiamo sempre il bisogno di atterrare gli altri per stare in piedi.
Lucia Massarotti
Ciao Nu, sono d’accordo con te!