Lunedì sera, in notturna, si è giocata l’ultima sfida del nostro mini campionato.
La partita era stata rimandata perchè due sabati prima l’avversario non disponeva di abbastanza giocatori, e dato che noi siamo dei signori, non abbiamo vinto a tavolino, ma abbiamo concesso un secondo appuntamento.
Lunedì sera qui c’erano cinque gradi e un vento che se distraevi un attimo ti ritrovavi sul Mont Dolent e te ne tornavi in Italia in discesa.
Lunedì pomeriggio la mamma aveva promesso di fare latino e tedesco ché sua sorella aveva entrambe le verifiche il martedì.
Così l’allenatore si era offerto di passare a prendere il nostro piccolo attaccante e subito dopo la bellissima portiera.
L’allenatore è poco più grande di mio figlio maggiore, ma ha una piccola auto che riempie di palloni e giocatori e li scarrozza su e giù per il campionato.
E’ rientrato da poco dal Marocco dove è andato per un mese come volontario a insegnare francese ai bambini di un quartiere sfortunato. Lo sbalzo di temperatura al ritorno gli ha fatto prendere un bel raffreddore, quindi gira tutto imbacuccato e fa molta attenzione che i bambini si coprano bene quando non sono in campo.
Noi precisi ci siamo presentati all’appuntamento col piumino nuovo, regalo della nonna, col cappuccio imbottito così quando si esce dalla doccia e non ci si asciuga, non si gelano le orecchie.
Erano le quattro e mezza e già il sole era basso, l’aria pungente, ma l’entusiasmo alto e frizzante, così li ho lasciati sulla piazza dopo le ultime raccomandazioni e sono tornata dall’Odissea.
Con lo stesso entusiasmo me lo sono ritrovato sulla porta di casa col buio, alle otto e mezza, labbra blu, capelli fradici, occhi brillanti, senza giacca.
–Tesoro! Stai tremando! Vieni dentro subito! Com’è andata? E la giacca?
–Mamma benissimo! Abbiamo vinto sette a due! E io ho segnato tre gol!
–Wow, bravissimo! Vieni subito a mangiare qualcosa di caldo. Ma la giacca?
–Eh mamma, non è colpa mia, l’ha detto anche l’allenatore, l’abbiamo cercata dappertutto, al riscaldamento ce l’avevo e poi subito dopo non c’era più, abbiamo chiesto anche alla buvette e all’altro allenatore, s-p-a-r-i-t-a!
–Scusa come al riscaldamento? Vuol dire che tu sei stato due ore a bordo campo senza giacca, ma non avevi freddo?
–Sì mamma, si gelava, avevano freddo anche quelli che avevano la giacca, ma io ho giocato un tempo e mezzo e siamo stati il miglior attacco del campionato, e poi siamo la squadra che ha commesso meno falli nella stagione e quindi ci hanno invitati a giocare in un torneo speciale della regione di Losanna, con tante altre squadre anche più grandi e forti di noi. E l’allenatore era molto contento.
–Mi sembra una bellissima notizia, ma scusa se insisto, tu sei stato due ore a cinque gradi in maglietta e calzoncini corti e nessuno aveva qualcosa da prestarti?
–No mamma, l’ho anche chiesto perché gelavo, e poi c’era un vento pazzesco e era ancora più difficile colpire la palla, quando era in corner facevo un sacco fatica, e poi
– Bene, adesso tu mangia il riso caldo, che io provo a scrivere un messaggio all’allenatore per capire questa storia della giacca, c’era anche il tuo nome, non possono averla presa per sbaglio.
–Comunque mamma l’ha detto anche l’allenatore che è incomprensibile che sia sparita, e poi ci ha iscritto anche a un altro torneo in sala qui da noi così a dicembre abbiamo due tornei di quelli che durano una giornata e sfidi un sacco di squadre.
–Senti ha risposto anche a me che non è colpa tua e che è incomprensibile, ora beviti anche questa tazza di latte caldo e vediamo se smetti di tremare, io scrivo anche agli altri genitori, bisognerà che salti fuori questa giacca.
– Pensa mamma, non avevo ancora segnato questa stagione, e ora all’ultima partita ho segnato tre gol e abbiamo vinto, una serata fantastica.
–Certo tesoro, è solo questione di priorità.
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