Allineamenti planetari

Giovedì sera qui c’era una luna pazzesca e nevicava così tanto che temevo di svegliarmi sommersa la mattina dopo.

Ero sola coi ragazzi e sapevo che mi aspettava un venerdì pieno di quelle piccole incombenze, che se possono andare tutte bene si conclude la giornata con soddisfazione, ma se decidono di andare male possono farlo una dopo l’altra senza pietà.

Così mentre i miei figli pregavano che tutto quel ben di Dio di fiocchi attaccasse al suolo, la loro genitrice volgeva le sue preghiere nella direzione opposta,
“Fa che si sciolga prima di domattina, fa che la spia del filtro antiparticolato non si accenda di nuovo, fa che il motore si avvii al primo colpo…”

La notte i gatti insolitamente inquieti mi svegliano quattro volte, due per uscire, due per entrare, sempre separatamente, provo a ignorare quando vogliono entrare, ma si mettono a berciare come se li stessero sgozzando, temo sveglino il paese, ci sarà una multa speciale per schiamazzi felini e di sicuro va sul permesso di soggiorno.

La mattina per essere equa ha fatto in modo che sì si fosse sciolta tutta le neve al suolo, ma sì ne è rimasta parecchia, bella ghiacciata, e tutta sul mio parabrezza.

Ma io ero gagliarda e con l’autostima al massimo per essermi nell’ordine,
svegliata alle sei prima che suonasse la sveglia.
Ricordata della giornata patinoire e trovata tutta l’attrezzatura necessaria compresi guanti e casco, spiegato in maniera assertiva, ma pacata che no, quest’anno non sarei stata fra le brave mamme che accompagnano la classe e allacciano venti paia di pattini, che lo avevo fatto per due anni di seguito, ma lui ormai è bravo e può andare senza di me e per me il venerdì è giorno pieno di lavoro.
Nutrito tutti, figli e gatti, di una sana colazione necessaria per affrontare una lunga giornata fredda.
Sfoderato le mie calzamaglie a righe che i miei figli chiamano le calze del buonumore e che qui in Svizzera credo siano reato.

Quindi dinnanzi a cotanta energia cosa sarebbero stati pochi centimetri di ghiaccio sul parabrezza, la mancanza all’interno della vettura di un qualsiasi strumento per rimuoverlo, e la necessità di farlo in tre minuti? Nulla!

I tre minuti si rivelano ostacolo insormontabile, perciò spedisco il pattinatore a piedi a scuola di corsa con casco e tutto.
Mentre io, inforcato un vassoietto di cartone residuo di qualche merenda consumata clandestinamente sul sedile posteriore, a mani nude libero un oblò nella coltre ghiacciata, e mi avvio fiera al mio appuntamento.

Il primo parcheggio consente la sosta solo per un’ora, accetta solo monete, e non dà resto. Io ho solo monete da cinque franchi.
Ma una con quelle calze non si può certo lasciare scoraggiare da tali dettagli.

Rimonto in macchina e mi avvio al parcheggio in riva al lago, quello che adoro, sembra di mettere la macchina sul moletto in mezzo alle barche. So che lì si può stare due ore. L’umore sempre gagliardo. Un vento gelido da tagliare a pezzetti me e le mie calze a righe.

Si accende la spia antiparticolato. Parcheggio e non voglio pensarci. Domani è un altro giorno.

La macchinetta non dà resto, ho sempre e solo la mia moneta da cinque franchi.

Provo a frugare nel cassettino della macchina, in mezzo agli euro per il carrello, trovo un franco e mezzo e mi dico che tra un appuntamento e l’altro posso riuscire a cambiare i cinque franchi e passare dal parcheggio ad aggiungere qualche centesimo. Oggi non mi scoraggia nessuno.

Sbrigo una rapida commissione lungo il percorso e mi dirigo a grandi passi al mio appuntamento, preoccupata di avere cinque minuti di ritardo.
Suona il telefono.

Madame sono desolato, ma sono da mezz’ora bloccato dalla neve, avrò almeno mezz’ora di ritardo.

Non c’è problema, vorrà dire che mi berrò un caffè nell’attesa, non si preoccupi.

Poi visto che io caffé non ne bevo, riesco anche a fare un favore a Babbo Natale e sbrigare una commissione anche per lui. Aggiungo al mio buon umore cori natalizi.

-Monsieur buongiorno, a che punto è? Adesso è passata mezz’ora.

Madame sono ancora fermo in autostrada, ad almeno mezz’ora da lei.

Monsieur facciamo che se lei lavora di sabato proviamo a rimandare a domani, che si vede che oggi non è proprio giornata?

Perfetto Madame, arrivederci, e mi scusi ancora.

Non si preoccupi monsieur, comincio a temere che sia colpa mia.

Ma oggi nessuno mi scoraggia e soprattutto non mi fa perdere tempo.
Quindi decido di passare a fare la spesa così mi libero il sabato. La spia antiparticolato ne chiama altre con sé, ma cosa sono queste quisquilie per una col mio buon umore?!
Al supermercato mi accorgo di non avere in macchina nessuna delle migliaia di borse della spesa che affollano il nostro ingresso.

Ma io oggi non sprecherò nulla, quindi vuoterò il contenuto del carrello nel bagagliaio e poi a casa lo trasferirò nelle borse per scaricarlo. E chi mi ammazza a me oggi?!

Mantenendo alta la bandiera della fierezza mi ricordo addirittura che mia figlia aveva bisogno della terra per la talea di abete che aveva vinto con la scuola e ne trovo un bel sacco, che ficco baldanzosa nel carrello prima e nel bagagliaio poi.

Sulla via di casa mi compiaccio del mio tempismo perfetto, passo davanti a scuola proprio nel momento in cui escono per andare in mensa e riesco a intercettare mio figlio  per farmi dare l’attrezzatura da pattinaggio, così mi risparmio di doverlo andare a prendere nel pomeriggio.

È solo all’ultimo momento, quando sotto casa sto effettuando il travaso della spesa, che mi accorgo della scritta e della foto sul sacchetto del terriccio.

Quindi sì decisamente è colpa mia, decisamente è meglio che oggi resti buonina buonina a casa, non per scaramanzia, ma si sa quando l’universo ti parla, meglio stare a sentire.

Dicono che oltre alla luna piena, in  questi giorni ci siano strani allineamenti planetari, ecco va, io me ne sto buonina buonina.

E mi viene in mente la mamma della protagonista di Janet Evanovich quando lancia l’occhio all’armadietto dove tiene il brandy, dicendo “Why me?”

terra

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