Da qualche mese abita sotto il nostro tetto un individuo quasi nuovo.
Le sembianze sono ancora quelle di mio figlio maggiore, nella sua nuova veste dotata di rasoio e ciuffo.
Ma da quest’estate ha cambiato il contenuto.
Da un giorno con l’altro ha deciso che non era più troppo nostalgico e disperato per qualsiasi dispendio di energia. Ha abbandonato la forma lamentosa di sopravvivenza ed è passato all’azione.
Perchè lui ha un obbiettivo.
Non ammetterà mai che ci possa essere del buono nella scellerata scelta dei suoi genitori di strapparlo alle sue radici abbandonando la sua adorata città.
Ma si è ricordato che il mondo è grande, e che lui lo ha sempre saputo più dei suoi fratelli.
Quindi tanto vale che parta ancora.
E ora l’unico obbiettivo della sua esistenza è avere l’agognata media necessaria per essere ammessi alla maturità bilingue e partire per un anno in Inghilterra.
Non sappiamo se ce la farà.
Ma le intenzioni sono talmente lodevoli che non si può che gioirne.
E poi le lezioni che si imparano tentando valgono almeno quanto il traguardo.
Perché un adolescente ha tanto da scoprire, prima di tutto che il mondo non gira sempre come vorremmo.
Così anche nella precisa Svizzera gli insegnanti del liceo si ammalano o fanno assenze ingiustificate.
E se hai la sfortuna che capiti a due delle tue professoresse, sulle tre materie che contano per la media, allora non è detto che avrai tutto il tempo che vuoi per recuperare le insufficienze della prim’ora, prese mentre ancora soffrivi troppo per studiare. Ma questa è una lezione talmente importante da imparare che una madre non ha neanche bisogno di insistere sul fatto che ad agosto lo aveva detto, che le figure retoriche andavano studiate meglio.
-Comunque mamma è pazzesco, non credevo.
–Cosa?
–Eh che i professori contino così tanto.
–Tipo?
–Cioè che basta che due professoresse siano assenti e io mi gioco la media per andare in Inghilterra.
(evito di dire che se non ci fosse stato quell’orrendo voto sulle figure retoriche, ci sarebbe meno da recuperare)
–E poi adesso anche se ci mandano un supplente di francese, quello ci dà ottanta pagine di Tristano e Isotta da leggere e poi ci fa un test, e col cavolo che io ce la faccio come i miei compagni.
–Va beh, potresti cominciare con leggerti Tristano e Isotta, piuttosto in italiano, se sai che è il libro di lettura di quest’anno. Male non ti fa, e poi avresti comunque la soddisfazione di averci provato e di aver imparato la lezione.
–Che lezione?
–Beh, tu adesso ti sei messo a studiare davvero, ma da pochissimo tempo e in francese. Stai imparando a trovare un tuo metodo, i risultati arriveranno, e comunque è quello a cui serve il liceo, ovunque e per sempre. Purtroppo hai passato due anni arrabbiato a disperarti più che a studiare e forse non farai in tempo ad avere la media per partire, ma quello che hai imparato vale di più. Poi se quello che vuoi davvero è fare un semestre in Inghilterra forse esistono altri modi, in Italia non è la scuola a organizzarlo.
–Ah.
Il dibattito è stato sospeso per il sopraggiungere di fratello, sorella, gatti, tutti bisognosi d’attenzione. Di Tristano e Isotta non ho più sentito parlare, in compenso mi sono sparata i 190 vocaboli inglesi su illnesses and injuries.
Stamattina poi invece di ripassarli, il mio adolescente con un piede già oltre manica, ha scoperto che nel calendario dell’Avvento del suo fratellino ci sono i Playmobil e si è ricordato di una sua competenza speciale.
-Ma mamma, cosa fa, gioca?
–Eh, sì, tu non te lo puoi ricordare, ma tuo fratello è un campione mondiale.
–Di cosa?
–Posso scommettere che se ci fosse una gara universale di riconoscimento di pezzi sparsi di Playmobil, tuo fratello arriverebbe almeno in finale.
–Sì, posso dirvi di tutti i pezzi a quale scatola appartengono, anche il numero, e quasi tutti gli anni.
–Bisogna che mettiamo a frutto questo tuo talento.
–Mi sa però che questo lavoro me lo hanno rubato le macchine. Posso sempre tagliare il pane.
–Tagliare il pane?
–Sì, è un’altra cosa che so fare benissimo.
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