Oggi è il dodici dicembre, una data triste nella storia della mia città, il compleanno di una cara amica, meno di due settimane a Natale.
Ma d’ora in poi il dodici dicembre sarà il giorno in cui abbiamo fatto il passo più lungo della gamba.
Il dado è tratto.
Stamattina siamo stati dal bel notaio, insieme alla signora Geltrude, oggi in un sobrio color turchese evidenziatore, a sua figlia in un impeccabile all black, e al nostro prezioso venditore friulano.
Abbiamo firmato. E siamo diventati proprietari della casa più ridicola del paese.
Lei mi aveva strizzato l’occhio dalla prima volta, due anni fa. Passando in auto, lei stava lì, la casa più bizzarra della via.
L’unica non ristrutturata, senza cancelli o allarmi.
Con la sua veranda délabrée, i suoi buffi contrafforti col ricciolo, e la citazione del grigliato in facciata, solo un accenno a ricordo dei fachwerk delle zone natie della mamma di Gertrud.
Mentre mio marito faceva zapping sui siti delle immobiliari di tutto il cantone e oltre, cercando enormi fattorie dove ritirarci.
Io mi guardavo in giro in luoghi a noi più prossimi, vedendo di continuo vecchie case che venivano demolite per far posto a urendi condominii minergie.
E ripetevo: “Ma come si farà ad arrivare prima? Come fanno a comprare tutte le vecchie case prima che arrivino sul mercato?”
E con questo in mente guardavo passando la casetta color meringa e tutte le volte dicevo: ” Ma quella lì perché non ce la vende la vecchietta?”
Ma io non lo sapevo che la vecchietta c’era veramente, e si chiama Gertrud.
E stamattina con gli occhi lucidi mi ha messo in mano le chiavi di casa sua. E sulla sua cucina mi ha lasciato un biglietto con scritto schlüssel di fianco a una fila di vecchie chiavone che chissà cosa mai apriranno, ché lei in una vita non ha mai imparato a scriverlo il francese, e non può immaginare quanto la capisca.
E ora oltre a ritrovarci in un mare di debiti, che bisogna ci liberiamo di qualche mutuo, siamo anche proprietari di una casa color meringa, e di una fantastica cucina in laminato finto legno e di una collezione di linoleum e moquette unico tocco di modernità apportato da Gertrud nei mitici seventies.
E anche di un oblò sotto il tetto, e di una vista molto urbana sulla fermata dell’autobus, ma anche quando c’è il sole, di un panorama sul lago e il Monte Bianco, che una cosa così dal balcone la vedono in pochi, e noi di balconi ne abbiamo addirittura due.
E di una lavatrice, una vetusta caldaia a gasolio, svariati vasi da fiori in amianto da smaltire, un albero di susine, una pianta enorme di salvia e una secolare di rosmarino.
E alla stazione ci andremo sempre a piedi, ma anche a pianoforte, a chitarra, agli scout, in piscina, al cinema, al lago, al supermercato, al castello, a fare shopping, ché il vero senso per noi della casa di Gertrud è che è al centro di tutti i nostri spostamenti.
E quando ci hanno avvisato che la via è un po’ trafficata, abbiamo riso, noi veniamo da Milano e al villaggio quasi ci mancava il rombo dei motori.
Per questo l’abbiamo subito amata, anche con tutte le sue bizzarrie, che è tutto minuscolo ma con delle sue pretese, sembra fatta apposta per giocare a nascondino e ha dei fornelli fantastici.
C’è chi non avrà più tanto spazio per giocare a pallone in giardino, ma sta già pensando alla festa per i dieci anni,
– potremo mettere uno striscione sulla ringhiera così si vede anche dall’autobus, ci scriviamo un 10 enorme.
C’è chi si preoccupa di non avere la camera da sola sotto il tetto, ché la pioggia fa paura.
E chi più concretamente prima ancora che firmassimo il rogito, aveva già organizzato una festa, “almeno prima che iniziamo i lavori possiamo farla senza problemi”.
Così venerdì ci sarà il primo housewarming party, senza di noi, ma con molti adolescenti. Così anche i rapporti di buon vicinato partono col piede giusto.
Dopodiché dovremo renderla abitabile. Quindi forse dovrei aprire un blog di making of e documentare i lavori di ristrutturazione, che saranno infiniti, ma divertentissimi. E continuiamo a non sapere quanto resteremo in questo Paese, ma noi senza una casa da sistemare non sappiamo stare, quindi tanto vale.
Ma soprattutto dovremo dirlo a Monsieur B.
Cmq in Piazza Fontana in rappresentanza ci abbiamo mandato la nonna anche stavolta.