Mercoledì pomeriggio qui da noi francofoni i bambini non vanno a scuola. E noi ne approfittiamo per andare al conservatorio.
Quest’anno abbiamo avuto la fortuna di riuscire a incastrare la lezione di pianoforte e quella di solfeggio una dopo l’altra, così in due ore è tutto fatto.
L’anno scorso andare da solo in bus era una prova d’indipendenza a cui mio figlio non avrebbe mai rinunciato.
Poi però c’era stata quella volta che si era distratto ed era sceso una fermata dopo. E l’incidente, per cui suonare il pianoforte con un pezzo di mignolo in meno non era più cosa scontata. Ed era cambiata l’insegnante e serviva la mamma per addomesticare quella nuova.
Insomma diciamo che la vita gli ha fatto sapere che poteva permettersi di avere nove anni e non sedici come suo fratello, e di andare al conservatorio da solo non se n’è più parlato.
Così io mi sono organizzata per passare un’ora e mezza nella comoda sala d’attesa di questo buffo conservatorio anni Ottanta. I primi giorni mi sembrava di essere capitata in una serie tv. Perché qui la manutenzione è perfetta e un edificio costruito negli anni Ottanta ma pensato nei Settanta, resta tale fino a oggi, e l’effetto high school è assicurato.
Poi mi sono data una regolata e imposta di fare qualcosa di utile, foss’anche leggere il giornale, che qui il fatidico esame C2 è all’orizzonte e il francese va tenuto in forma.
E di settimana in settimana mi si sono aperti punti di vista interessanti su questo bizzarro Paese che mi ospita, perché il giornale locale è un arlecchino di notizie, un patchwork tra il microlocalissimo e il maxiglobale e tutte se ne stanno lì con lo stesso onor di pagina, senza una gerarchia riconoscibile ai miei occhi stranieri.
Ho potuto così seguire la drammatica vicenda delle barbabietole, che quindici giorni fa hanno deciso di prendere il bus perché il treno era troppo caro. E il preciso cronista ne dava conto con un pezzo dal titolo, giuro, “le barbabietole abbandonano il treno”. A questa sofferta decisione, la settimana successiva è seguita la notizia sull’incertezza che regna nel mondo dei barbabietolai e che desta non poche preoccupazioni nel distretto di Morges, due intere pagine sono state dedicate alla questione, con foto dell’eroico chef de rampe Sisto Magnani che non esita nella pausa a inforcare la pala per raccogliere le barbabietole fuggitive.
Ma se per un secondo ho pensato di liquidare la pubblicazione nella categoria dei simpatici quotidiani locali che compro ogni tanto per affetto, come il Corriere Valsesiano che mi informa anche sulle mucche cadute nei fossi, sono subito stata smentita.
Perché alla pagina successiva ho trovato una lunga intervista al premio nobel per la chimica, in partenza per Stoccolma per ricevere la prestigiosa onorificenza. Oltre a sottolineare la natura collettiva del suo lavoro, Jacques Dubochet si dilungava generosamente con l’intervistatrice su come la sua infanzia selvatica e brada nella natura di questi luoghi avesse indubbiamente influenzato la sua curiosità e il suo modo di fare ricerca, e quindi a ben vedere anche la capacità d’innovazione che oggi gli è valsa il nobel.
Voltando pagina trovo la bella notizia sulla squadra delle judoke locali che hanno vinto il campionato nazionale, le ragazze solo celebrate non più e non meno dei colleghi maschi della pallavolo, altro punto a favore della Confederazione, le sportive valgono uguale almeno sulla carta da giornale.
Una mezza pagina dedicata al nostro gruppo scout che cambia responsabile e si reputa con orgoglio uno dei gruppi più attivi del cantone.
Poi leggo una non scontata riflessione sui flussi migratori dei portoghesi negli ultimi quindici anni. Hanno cambiato tendenza, quest’anno sono più quelli che tornano a casa, di quanti non ne siano arrivati. Le ragioni stanno nella ripresa del Portogallo che dopo la tremenda crisi del 2008 ha saputo fare investimenti coraggiosi in innovazione, turismo e servizi. E anche guardare in faccia la realtà dell’esodo dei suoi cittadini prendendo misure specifiche per incoraggiarne il rientro, anche da pensionati. Caspita, ma allora si può, e me lo deve dire il giornalino locale?
Il punto di vista che mi si offre non è per nulla peregrino. La domanda è: non sarà mica proprio questo il segreto dell’innegabile successo di questo piccolo Paese? Nella capacità di tenere insieme il Nobel e le barbabietole con pari dignità?
Poi mio figlio ha finito la lezione e io ho smesso di pormi grandi questioni.