Oggi Faccio Quello Che Posso si apre alle storie.
La nostra inchiesta Come vorresti i tuoi genitori nel 2016? ascolta le opinioni dei bambini. Qui invece vorremmo accogliere i racconti dei genitori. Ci sono tanti modi di fare famiglia e crescere dei figli, la felicità ha infinite forme e l’organizzazione si discosta di poco dalla magia.
Inventarsi genitori è un’arte e si nutre anche di esempi e di condivisione.
Per questo FQCP raccoglie storie e ringrazia tutti quelli che vorranno regalare la propria, a cominciare da Azzurra, la nostra prima ospite.
Ciao Azzurra, benvenuta in FQCP. Ci racconti un po’ di te?
Sono mamma giorno per giorno, con un po’ di bagaglio alle spalle e senza paura del futuro. Vivo in un paesino della Val Tidone, con mio marito e tre figli. Mi occupo di un’associazione che organizza diverse attività creative dedicate a bambini ma non solo. Mi piace progettare e creare eventi intrecciando risorse e talenti di chi incontro sulla mia strada e magari in un bosco. Amo camminare nella natura sola, con la famiglia o assieme ad amici, è una risorsa indispensabile per riequilibrare i pensieri che spesso prendono il sopravvento. Partecipo al progetto FQCP grazie al nodo che ha intrecciato il mio filo a quello di Alessandra Mascaretti e perché credo che l’essere genitori è un percorso che ha bisogno di un confronto, di sostegno e spesso di cambio di rotta!
Cosa vuol dire, per te, da mamma, fare quello che puoi?
Crescere i miei figli libera dai sensi di colpa abbandonando il controllo.
Cresco con loro, li osservo e imparo a vivere i momenti con più spensieratezza, recuperando una parte di me che ho nel tempo abbandonato.
Loro mi aiutano ad avere attenzione per le piccole cose che accadono o che abbiamo attorno, a stupirmi, a stare nel presente, a vivere con gioia.
Fare con i miei figli quello che posso è fare quello che sento, che sento vitale per tutti noi, e di vitale c’è l’esercizio di “ritorno alla natura quotidiano”, una passeggiata nel bosco, un salto al fiume o anche solo guardare fuori dalla finestra consapevoli di ciò che vediamo.
E allora prendono spazio le emozioni e di queste siamo alla ricerca. Più il tempo passa e più si rafforza la convinzione che le vere emozioni hanno origine dalla natura: un tramonto, la nascita di cucciolo, una foglia che cade, un abbraccio, il contatto… tutto il resto è pura invenzione.
Ci sforziamo di rendere tutto perfetto, secondo l’idea che abbiamo imparato, ma l’unica perfezione la troviamo osservandoli, ne sono una meravigliosa espressione, sono uno stimolo quotidiano a cambiare, a migliorare.
Quando vi siete trasferiti in campagna dalla città, lo avete fatto pensando ai bambini?
Il primo pensiero è stato quello di proporre loro un altro modo di vivere il quotidiano, dove senza spostamenti di macchine fosse possibile uscire di casa e trovarsi nella natura, liberi di muoversi, liberi di perdere tempo.
Che infanzia ti sei immaginata per loro?
Non ho immaginato nulla se non ascoltare ciò che sentivamo e cioè che la città non ci apparteneva più, l’uscire e trovarsi tra palazzi, negozi, vie e recinti era diventato una costrizione, lo sentivamo innaturale, soprattutto per loro. Ricordo il sentirci come tacchini all’ingrasso!
Quando penso a voi, vi immagino liberi e attenti, in un bosco. Liberi di camminare e di respirare, attenti al vostro passo e a quello degli altri. Quanto è importante conoscere il posto dove si vive?
Spesso giro a piedi per sentieri conosciuti, conosco il territorio, i paesi, le persone e le loro abitudini e allora questo mi permette di girare tranquilla, anche sola e magari “perdermi” in nuove sensazioni ed emozioni. Ma le emozioni prendono forza condividendole e allora con figli ed amici, appena possiamo, scegliamo di passare la giornata tra le colline, per boschi o nuovi sentieri.
Che cosa significa, che cosa comporta crescere “all’aria aperta”?
È un regalo quotidiano, è avere tempo di ascoltare, osservare, alleggerirsi di pensieri inutili e dannosi, un’opportunità per guardarsi dentro e sentirsi parte della natura nostro malgrado.
Luigi
Mi riconosco nelle cose che scrivi. Da qualche mese ho realizzato un sogno che era nato molto tempo fa, davanti alle immagini di un film d’essai dimenticato, “Il pianeta azzurro” di F. Piavoli (1981). Vivo un’antica cascina del mantovano, nei pressi del Po. Una scelta che è diventata anche un programma educativo per le mie figlie. Loro vivono con la loro mamma. Ma quando io lascio le mie responsabilità romane e le bambine vengono a trovarmi per un fine settimana, o per le loro vacanze, è bellissimo riscoprire la tranquillità della vita di campagna. Un percorso educativo che è appena all’inizio e che non consiste solo nella riscoperta del verde, ché è una cosa che si può fare pure in città, ma soprattutto nell’esplorazione dei ritmi stagionali e dei cicli di vita dimenticati. Presto riavvieremo gli orti, tornerà il caldo con le generosità degli alberi da frutta, prenderemo qualche animale da cortile, e già immagino il loro stupore infantile. Nelle notti appena trascorse il plenilunio si rifletteva nel silenzio sui prati, sui coppi antichi: uno spettacolo di incredibile bellezza.
Alessandra Spada
Grazie Luigi,
che belle immagini ci hai regalato, le tue parole insieme al racconto di Azzurra ci dicono di bimbi liberi e felici. Se hai voglia di continuare i tuoi racconti, FQCP sarà felicissimo di ospitarti più spesso…vogliamo sapere degli orti e degli animali!
Azzurra
grazie Luigi delle belle immagini che, con le tue parole, hanno preso forma. E’ vero, in Natura c’è spazio per tutti, per crescere, fantasticare, imparare insieme, ma soprattutto per il tempo che, rallentando, riprende il suo ritmo antico.