Qui in Svizzera la pattumiera è una cosa seria si sa.
E dopo un anno noi abbiamo ancora qualche difficoltà.
Oltre a differenziare carta, plastica, vetro, metallo come a Milano, abbiamo il cassone del compost in giardino. L’abbiamo comprato presi dall’entusiasmo delle prime settimane e ora ci sono risse quotidiane per decidere a chi tocchi vuotare il secchio e affrontare i nugoli di insetti e chissà quali altri mostri che stanno nascendo là dentro nutriti dai nostri resti d’insalata. Non so se sarà mai tramutato in placido terriccio, vedo più probabile che una notte ci mangi tutti un grasso mostro che abbiamo allevato a nostra insaputa in giardino.
Appena arrivati, in comune con un’aria molto ufficiale, ci hanno dato la tesserina magnetica per aprire la sbarra della déchetterie.
Detto in francese fa molto più elegante di discarica e in effetti è un luogo tutto diverso da come si potrebbe immaginare.
E’ un po’ defilata dalle case, ma neanche troppo, vicino a un pezzetto di bosco dove i bambini fanno ginnastica.
Entrando si lascia l’auto nell’apposito parcheggio e da un lato ci sono degli enormi cassoni dove tutti i cittadini diligentemente smistano i loro rifiuti. Degli eleganti guardiani controllano che nessuno tenti di trafugare una vaschetta di polistirolo nelle bottiglie di PET o dei pezzi di legno nel cassone dello sfalcio. Intorno e a terra è tutto pulitissimo, non un filo d’odore.
Di fronte c’è un capannone dove si depositano i rifiuti più complessi, tipo elettrodomestici e tutto quello che si pensa possa servire a qualcun altro. Libri, vestiti, stoviglie, giochi di società. Dei nostri amici expat ci hanno insegnato a controllare sempre gli scaffali, loro ci hanno trovato due paia di sci seminuovi e una bicicletta. L’inizio della fine per noi, rischiamo di andare e tornare con la macchina piena in un circolo inesauribile di poubelle.
Ma la cosa per noi più stupefacente è la convivialità del rito pattumiera da queste parti.
Andare alla déchetterie il sabato mattina è un momento sociale, ci si incontrano tutti i bravi cittadini, in campagna elettorale c’erano banchetti e dopo c’è stato il brindisi offerto dal sindaco in persona per ringraziare per la rielezione. Questa settimana dei gentili impiegati comunali facevano domande per misurare la soddisfazione dei cittadini su questioni fondamentali come l’illuminazione stradale. Di questo passo potremmo organizzarci una festa di compleanno.
Naturalmente le nuove generazioni sono investite in pieno del ruolo di controllori dei rifiuti. A scuola fanno lezioni ed esperimenti e ormai a tavola sono in grado di litigare su quante migliaia di anni ci impieghi un pezzo di polistirolo a degradarsi.
In città poi, che si sentono molto smart, per prepararsi all’arrivo dei turisti estivi, hanno disposto sul lungo lago questi fantastici cassonetti 2.0: sul coperchio è montato un canestro, ti sfido poi a buttare una carta per terra, vuol proprio dire che non sai fare centro.
Su di me purtroppo tutta quest’efficienza ha un effetto controproducente. A casa mi sentivo investita di un ruolo di fondamentale pioniere. Quando trovavo il sacchetto di plastica nel bidone dell’umido condominiale provavo un brivido di disapprovazione e pensavo sistemi pedagogici per le simpatiche signore del piano di sotto.
Qui mi sento comunque sempre in difetto e alla fine vorrei arrendermi.
In un anno non sono ancora riuscita a trovare il cassonetto del compostabile del colore giusto, loro ritirano solo quello marrone e anche se noi mettiamo fuori il nostro verde negli orari giusti, non ce lo svuotano. Ho cercato l’adesivo uguale a quello dei nostri vicini e non ho ancora capito dove si compra. Almeno se avessimo quello col disegno della mela morsicata gli operatori ecologici potrebbero fare lo sforzo di capire che è un cassone di umido da vuotare il lunedì.
Ora ho comperato un Uniposca gigante e penso che mi darò alla creazione di una natura morta su cassonetto, poi scriverò compostabile su tutti i lati in quattro lingue.
Confido che a quel punto mi ritireranno l’umido, ma non passerò mai l’esame per la cittadinanza…cfr Der Schweizermacher, Il fabbricante di svizzeri. (grande film del 1979, il più visto in Svizzera fino all’uscita di Titanic)