Si sa che il movimento anarchico storicamente esalta il coraggio del singolo.
Non posso quindi mancare di fare spazio ai nostri eroici pomodori, che in nostra assenza e in totale autonomia, hanno lanciato la sfida al bambù e si son gettati all’assalto del fico, tre metri sopra il cielo. Purtroppo avevamo osato sperimentare con una sola piantina il cui eccezionale raccolto è stato spazzolato in un soffio, l’anno prossimo saremo anche noi più audaci.
Dal canto suo il fico ha risposto bombardando dall’alto con una produzione superlativa in quantità e gusto, per la gioia nostra, in particolare del capofamiglia che ogni sera spinto dalla gola si inerpica tra rami, mettendo a rischio l’incolumità sua, dell’albero e della giovane prole ansiosa di collaborare.
Poco più in là per solidarietà il susino si è caricato abbondantemente di frutti, sono ancora duri, ma è pronto a lanciarli in aiuto all’amico fico.
A quel punto, l’orto anarchico, ultimo arrivato del giardino, ha chiamato a raccolta tutte le forze contro l’antico occupante del territorio.
Ha risposto alla chiamata la zucca, che dimostrando notevole astuzia tattica, ha aggirato il fico con una manovra a tenaglia, si è agrappata ai rami più bassi e ha depositato il suo prorompente frutto alle spalle del tronco. La menta che non si tira mai indietro, ha invaso ogni angolo libero.
Noi spettatori cerchiamo di rimanere imparziali e vagamente attoniti davanti alle forze della natura, anche se non possiamo fare a meno di fare un timido tifo per la povera salvia, il piccolo timo, il delicato origano e lo stentato rosmarino a cui avevamo detto di averli piantati in un’aiuola di aromatiche e non al centro di un campo di battaglia.