Ieri per me è stato il secondo giorno di scuola.
Come classico dei corsi di lingua, ci sono state le presentazioni.
Comincio sempre più a pensare che si tratti di un corso di sopravvivenza, più che di scrittura.
Ufficialmente alla fine delle tre settimane dovremo aver redatto un dossier di gruppo, ma vista la bizzarra combriccola, fatico a intravvedere un tema comune, ci sarà da divertirsi.
Ho avuto conferma di essere la più vecchia della classe, ormai ci ho fatto l’abitudine, ma anche la sorpresa di non essere l’unica madre, questa è una novità.
C’è una dottoressa estone, madre di due bambini, che vuole restare a lavorare in Svizzera.
Una psicologa libanese, anche lei con due figli, è appena arrivata per raggiungere il marito, e ha le mie stesse preoccupazioni di un anno fa.
La mia compagna di banco è una diciannovenne nata in Ticino da genitori cingalesi, parla italiano e tamil e sta per cominciare medicina. Nel suo liceo a Mendrisio erano solo sessanta e la metà ha scelto di diventare medico.
Il più incomprensibile era il giovane vietnamita ho capito solo che fa un master in economia.
Le sorprese sono arrivate con le proposte dei temi di ricerca. La ragazza piccolina con gli occhi chiari tutta vestita di nero un po’ combat, ha dichiarato di essere qui per un master in criminologia e di voler fare una ricerca sull’omosessualità a Losanna, le due informazioni insieme hanno intimidito i maschi in sala, io ho pensato a un giallo nordico.
La mia dirimpettaia dal nome italiano, ma che parla solo schwitzdeutsch si è associata a una gigantessa di Lucerna e si occuperanno degli aspetti legali dell’eutanasia.
C’è poi il gruppo di svizzeri tedeschi manipolatori genetici, in realtà sono solo due ma fanno un po’ paura, studiano bioingegneria, e ci hanno subito offerto dei software clandestini. Hanno coinvolto la loro compagna di banco, una neurologa americana e lavoreranno sugli OGM.
La giovane pakistana che viene dal Canada, insieme alla sua vicina spagnola, confronterà il sistema di accoglienza dei rifugiati qui e oltreoceano.
Un bel mix di questioni e di nazionalità.
Oggi avevamo la giornata d’esplorazione della città e io, che ho scelto di lavorare sull’apprendimento della lingua come mezzo d’integrazione, mi sono avventurata per uffici pubblici. Dove le impiegate ci hanno accolte più che calorosamente e riempite di brochure d’informazione su mille corsi di lingua gratuiti e non.
Il Bureau Lausannois pour les Immigrés organizza direttamente solo un corso di francese.
Non è direttamente il loro lavoro, ma avevano visto che d’estate troppe associazioni andavano in vacanza e c’era un vuoto nell’offerta. Così si sono inventati un mese di lezioni gratuite in spiaggia, chiunque può partecipare, anche senza permesso di soggiorno.
Questa città sarà anche un paesone, ma per integrare il suo 40% di immigrati si dà un sacco da fare.
Nel fare la mia microricerca ho trovato dei documenti che mi hanno spiegato diverse cose.
Non è un caso se la scuola sia così ben preparata per integrare i miei ragazzi, come non è casuale che la squadra di calcio funzioni così bene.
Qui esiste una Commissione Federale per le questioni della migrazione, un Ufficio Cantonale per l’integrazione degli stranieri e la prevenzione del razzismo, e un Ufficio Comunale per l’integrazione degli immigrati.
Tutta questa brava gente fa tante cose, interviene, progetta, analizza, sostiene progetti e associazioni e nella propria lista delle azioni e dei luoghi centrali per l’integrazione sociale riconosce le associazioni sportive e le scuole come snodi fondamentali del processo di accoglienza. Per questo offre una formazione specifica agli operatori e immagino anche sostegno economico.
Il documento programmatico – del 2003 – sottolinea che l’integrazione sociale avviene soprattutto per vie informali per le quali è difficile avviare delle azioni specifiche, ma che “nondimeno può essere influenzata dalle stesse autorità creando un clima favorevole all’accoglienza e sostenendo la volontà di essere una città aperta, accogliente, internazionale, in cui i diritti umani guidano le scelte dell’amministrazione e alcuna forma di razzismo è tollerata”
Come dire che non possono mettersi a organizzare feste di compleanno o matrimoni misti, ma se i rappresentanti delle istituzioni danno, o non danno, il buon esempio, i cittadini prima o poi li seguono.
Quindi quello che stiamo raccogliendo noi, oggi, nel 2016, è stato seminato almeno 13 anni fa.