L’orto anarchico per mantenere il suo buon nome si è organizzato anarchicamente per la sua manutenzione.
Il signor E., l’esatto opposto delle tentazioni della signora Solis, quello per cui il mio geloso marito può dormire sonni sereni, ha deciso di venire periodicamente a tagliare il nostro prato. Senza preavviso. Senza preventivo. Ma sempre con un elevato stato alcolico dal primo mattino.
In questa stagione i lavori agricoli fervono, nel villaggio è tutto un andirivieni di trattori e mezzi agricoli vari, la vendemmia è alle porte, c’è da preparare la legna per l’inverno e da potare gli alberi da frutta.
Per questo venerdì non ho prestato attenzione al rumore di decespugliatore.
Me ne stavo tappata nel mio soprascala- sottotetto, dove una volta che riesco a incastrarmi tra la scrivania e il soffitto è difficile venirne fuori.
Ero tutta presa dalla fine di un lavoro ( di cui spero presto di raccontare qui) e mi godevo l’unico giorno in cui ragazzi non tornano pranzo, perché seminati in ogni dove.
Il venerdì mattina è mio, l’unico scampolo di libertà di pensiero che sono riuscita a importare nel nostro nuovo ménage svizzero.
Ci ho messo tutta la mia capacità organizzativa l’anno scorso e già quest’anno la scuola dei grandi attenta alla mia solitudine e mi rispedisce a casa una figlia alle h.11 (!).
Io resisto, tengo il punto, e anche se torna a casa, la rispedisco fuori: il venerdì, pranzo dalle gemelle, la mamma lavora.
Così tutta concentrata nell’affermare i miei spazi, non ho considerato lo gnomo di 218 anni, che è venuto a fare strage del mio giardino.
Nel pomeriggio i ragazzi, rientrando, hanno notato l’erba tagliata e, memori dell’ultima volta, sono corsi a far la conta di morti e feriti…
È tristemente perita in battaglia la nostra amata zucca…
Il cui gambo è stato falciato dall’ineffabile E., che poi per compassione la riposizionata nell’aiuola, da cui lei era già scappata di almeno quattro metri.
Non si hanno più notizie dei lamponi.
L’ultimo raccolto di insalata sembra salvo.
La menta infestante infesta rigogliosa.
Ma soprattutto il Bambù sta una meraviglia.
Per un segreto rispetto o un tacito accordo, il signor E. che ranza via con la spada laser ogni cosa che si erga al di sopra dei sette centimetri da prato inglese, si guarda bene dal tagliare anche un singolo ramo di bambù. Il quale inevitabilmente finirà per ingoiarci tutti.
Temo che prima o poi dovrò sborsare una cifra considerevole, e svizzera, a dei giardinieri professionisti che vengano a potare ciliegio, fico e susino. E poi assoldare dei gostbuster che catturino lo spirito del Bambù prima che mi mangi i bambini.
Non so come dirlo al signor E., lui ha preso il mio prato come una missione.
Sabato mattina, mentre ci dirigevamo al torneo di calcio, lo abbiamo incontrato, piuttosto sghembo, che andava a vuotare la pattumiera.
Abbiamo accostato la macchina e mio marito è sceso, per cercare di convenire un compenso per il suo insostituibile lavoro. Anche questa volta non c’è stato verso di pagarlo, continua a ripetere: ” Alla fine, alla fine vedremo…”
Ora io non so bene come prepararmi a questa fine.
Lui intanto si è scusato di averci lasciato due sacchi di sfalcio e ha chiesto se per favore potevamo portarli noi in discarica, perché lui col suo motorino del 1946 ha paura di ribaltarsi, non che io l’abbia mai visto andare dritto..