#raccontiamoinsieme
Mi racconti di quando ero piccola? Così mi chiedeva la mia bambina, prima di addormentarsi. La guardavo sconcertata: aveva due anni, e già sentiva su di sé l’ombra dolce di un vero e proprio passato, affondato nella notte dei tempi.
Lo stesso sconcerto, la stessa sorpresa, la stessa intermittenza del cuore li rivivo ogni volta che sento qualcuno raccontare di sé: che sia un vecchio o che sia un bambino, un grande scrittore o la ragazza della porta accanto, un imprenditore, lo sconosciuto sul treno, un artista, la musica non cambia. Raccontarsi vuol dire vivere, essere nel mondo, e nel mondo creare relazioni: tra noi e gli altri, tra il futuro e il passato, tra terre lontane e gli angoli opposti dello stesso quartiere.
Non sono solo gli anziani a raccontarsi, anche se le storie della gatta Fifì che mi raccontava mia nonna sono il mio tramite con un altro mondo – la Maremma del primo Novecento – che vivrà per sempre con me, come il più bello dei libri, il più emozionante dei film, il più avventuroso dei viaggi.
Anche i bambini si raccontano, e raccontandosi crescono e tendono il tempo, come un elastico su cui saltare, come una fionda da cui far partire il sasso che cadrà lontano. A noi il compito di ascoltarli, e di far tesoro della loro precoce, e tanto più preziosa, autobiografia.