Qui nella Contea (la definizione è di mio figlio maggiore, cresciuto a sani classici del fantasy) gli animi si stanno scaldando.
Con la nuova stagione calcistica siamo saliti di un gradino, ora siamo la prestigiosissima F1.
Ancora un passaggio e toccherà allenarci due volte alla settimana oltre ai tornei nel weekend. A quel punto si misurerà la forza d’animo e la tempra sportiva, soprattutto mie, ma ci penseremo a suo tempo.
Intanto abbiamo ben altri problemi.
Il nostro amato allenatore Deejay ha dovuto scegliere tra mixare a Dubai e Ibiza nei weekend, e stare nel fango a bordo campo a decidere le sorti della nostra équipe in maglia gialla. Come criticarlo?
Al suo posto sono stati promossi due micro assistenti, che sovrastano la squadra solo in altezza, ma per il resto, fanno davvero fatica a gestire la situazione.
Non è certo la volontà che manca, ma diciamo che ultimamente le posizioni in campo sono un ricordo e gli spostamenti assomigliano di più a un fotogramma di Shaun the Sheep, che a una partita di calcio a sette.
Noi ripetiamo che l’importante è partecipare e imparare a giocare in squadra, chissà come hanno anche vinto qualche partita e abbiamo potuto cominciare a preoccuparci solo di sopravvivere all’inverno.
Col nuovo anno la squadra si è arricchita di parecchi nuovi elementi. La panchina è sempre piena e si turna continuamente in campo, il che immagino potrebbe essere una risorsa, se ben utilizzata.
Alcuni bambini vengono da paesi vicini. Il piccolo M. dalla cittadina a ovest. E’ mingherlino, non tanto alto, con dei grandi occhi scuri dolcissimi e un po’ spaventati.
– Tesoro come mai M. viene a giocare qui? Hanno un bellissimo campo di calcio nella città di M.
– Perché nella città di M. sono dei raffinati (?) e quando hanno raggiunto i sette giocatori non prendono più nessuno, così lui è venuto a giocare qui da noi.
– Ah bene, mi sembra simpatico, che dici?
– Sì è molto simpatico, ha anche detto che viene alla mia festa.
– Evviva.
M. agli allenamenti e alle partite è sempre accompagnato dal padre. Anche il papà di M. non è tanto alto, ma è molto muscoloso e ci tiene che si sappia. I suoi bicipiti sono sempre fasciati in una maglietta nera, con lo scollo a V da cui escono peli e catena.
Non so quali siano le origini del papà di M., indubbiamente più latine delle mie pugliesi. Senza dubbio la sua preparazione calcistica supera la mia, non che ci voglia molto. Su quella pedagogica invece mi sento che potrei offrirgli qualche aggiornamento, ma non mi azzardo neanche dipinta.
Dalla prima partita quest’uomo di aggira inquieto a bordo campo lanciando indicazioni ai giocatori.
Col passare delle giornate i suggerimenti sono diventati ordini, che rapidamente si sono trasformati in ululati, e non hanno risparmiato i giovani allenatori.
Venerdì scorso noi abbiamo festeggiato gli otto anni del nostro calciatore con una caccia al tesoro al parco giochi.
Quasi tutti i bambini hanno partecipato alla ricerca degli indizi e alle prove sportive, che per cambiare un po’ non prevedevano calcio. Alla fine erano tutti contenti, io avevo una collezione di foglie diverse, un numero spropositato di nocciole, una quantità eccessiva di insetti e volevo solo andare a casa.
Ma all’arrivo dei fratelli maggiori e dei papà è partita l’inevitabile sfida a calcio.
Il piccolo M. in campo, come sempre tra i più bassi della squadra, è scivolato rovinosamente davanti ai piedi di suo padre e per l’umiliazione gli veniva un po’ da piangere.
Il padre:
– Ma che c. fai! Rialzati! Non sei mica una femminuccia!
Ah piangi anche, allora sei proprio una femminuccia! Allora ti iscrivo a danza! Tu solo in una classe di tutte femmine! Ho già telefonato ti hanno preparato anche il tulle rosa!
Al momento, io mi trovavo un po’ distante e stavo raccogliendo i resti del pic nic, tra cui la mia torta fondant al cioccolato, che se non fosse stato per i bambini, gli avrei rovesciato in testa e mi sarei portata a casa il piccolo M. in lacrime.
Non ho fatto nulla di tutto ciò, ma ho cominciato a scervellarmi se fosse possibile intervenire o no e se quest’uomo avrebbe cambiato l’atmosfera della squadra.
Poi è arrivato il sabato, torneo. E noi abbiamo approfittato della nonna a bordo campo per andare al supermercato. E pare sia successa l’iradiddio e si sia arrivati alle mani. Ma la nonna non sappiamo dove fosse nel frattempo. Il calciatore è stato votato al rispetto del silenzio e del segreto dello spogliatoio. E noi restiamo all’oscuro.
Ieri sera mi è arrivato un messaggio:
“Chers parents, Des événements dépassant le cadre sportif ont eu lieu ces deux derniers samedis. Afin de clarifier la situation, nous aimerions vous rencontrer ce mercredi après l’entrainement”
Firmato dal presidente del club.
Dunque oggi è mercoledì e staremo a vedere.
Per ora ho due pensieri, che tutto il mondo è paese e il calcio ancora di più, ma che almeno qui l’intervento del presidente è stato tempestivo.
Intanto il mio piccolo sta maturando una passione per tennis e golf, che noi e la nonna abbiamo incentivato regalandogli racchetta e mazze per il compleanno.
Vedi mai che in futuro si faccia altro…