Sesso, scuola e cicogne (poche, le cicogne)

Le cose qui a FQCP vanno per il meglio, la nostra ricerca di papà sta dando frutti insperati: ma allora ci siete là fuori, evviva, benvenuti!
Poi si arricchisce sempre più la lista delle questioni di cui avete voglia di raccontare, arriviamo addirittura al sesso, poteva mancare (?), e non poteva che essere un papà a portarci questa storia.
Benvenuto Sergio, grazie.
Il bello di ricevere delle storie è poi che ne riportano a galla delle proprie e viene ancora più voglia di condividere, raccontare, e questa faccenda di fare rete, di costruire una vicinanza sembra davvero funzionare, grazie a tutti voi, ogni volta per me è come la mattina di Natale. AS
 Sesso, scuola e cicogne
Quinta elementare. Mia figlia sa già come si fanno i bambini, sa la verità da due anni anche se raccontata e quindi raffigurata in modo fumettistico. E l’ha spiegata lei alla nonna, che ha capito che questi “semini” del papà arrivano a quello della mamma eccetera. Insomma, l’ho sfangata.
A scuola però la maestra non l’ha ancora spiegato, si è persa tra mille cose, poveretta ne ha in classe 33 e il suo daffare, così prima che decida di spiegare la procreazione, tra i ragazzini nasce spontaneo un dibattito. Mia figlia partecipa ed è ferma sulle sue convinzioni scientifiche: si fanno come hanno detto mamma e papà, metodo suggellato da nonna, suprema autorità educativa, il massimo dell’affidabilità, dubbi zero. La sua compagna Carlotta però dissente, sostiene a oltranza la tesi della cicogna, ed anche se la campanella segna la fine del dibattito giura che non sarà finita lì.
Trascorrono circa due mesi e ancora la maestra esita sull’argomento, avrà i suoi motivi. E’ imminente però la riunione con i genitori della classe alla quale, un filo controvoglia, mi presento sereno. Nel senso che noi padri in genere tendiamo a circoscrivere le problematiche di classe con il minimo delle parole, riuscendo sempre a far arrabbiare il coniuge proprio perché alla domanda “come è andata?” la risposta è “Niente, tutto ok, devono stare più attenti alle lezioni”. E la mensa? E la gita? E la temperatura in classe? E il regalo alla maestra? E… nulla. I papà sono così, prendere o lasciare, e poi gli altri due uomini presenti la scorsa volta sono scappati perché c’era la partita e io, seppure uomo calcio-free, di rimanere solo con le altre mamme abdicate a protezione e difesa dei loro pargoli – la metà dei quali teppisti indifendibili – proprio non me la sentivo. Quindi oggi, penso entrando e salutando, ascolto, dico arrivederci, saluti cari e schizzo via.
Invece no. D’un tratto la mamma di Carlotta prende la parola e dice che “evidentemente ci sono genitori che fanno vedere i film porno ai bambini”, che Carlotta è rimasta impressionata tanto da rifiutare il bis delle lasagne che tanto ama (“otta” non per niente) e che è la sua mamma a dover decidere quando dovrà sapere la verità sul sesso. Accidenti, no l’ha detto apertamente ma ce l’ha con me, infatti la capoclasse, sua complice d’ansie, mi guarda con occhi fiammanti, così anche la mamma di Pietro, ripetitrice instancabile di qualsiasi cosa avvenga di classe, quasi a voler provocare in me una reazione.
Calma, non un turbamento, non una reazione. O avranno soddisfazione. Aspetto che il brusio termini, poi volutamente con tono pacato e voce a metà volume dico: “Signora maestra, credo che dire la verità ai figli sia importante, certo non tutti sono uguali e pronti per sapere magari, ma se non sbaglio a giorni lei darà la spiegazione ufficiale e con tanto di dimostrazione di come è fatto un preservativo.”
Fantastico, la maestra mi sorride, le mamme sono ammutolite, i due papà se la ridono e in sei secondi il mio ranking tra i genitori è schizzato ai vertici delle abilità educative. La mamma di Carlotta vuole ribattere ma prende la parola la maestra e mi salva. Grazie prof, l’adoro.. è stata la mia campanella.
Via da qui il più velocemente possibile.
Due righe su di te?
Sono papà dall’età di 31 anni, sognavo una figlia e l’ho avuta. Oggi ne ho 47, nella vita faccio l’aviatore, l’ingegnere aerospaziale e il giornalista, dipende da che tempo fa. Volare insegna a vivere pensando sempre avanti agli eventi di tutti i giorni tenendo il proprio ego dietro. Mia figlia è il progetto più affascinante e complicato con il quale misurarsi. Stare con lei è come atterrare con l’aereo, lo devi fare per forza, non puoi sbagliare e ogni volta è una storia a sé.
Sergio A. Barlocchetti

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