Questa settimana, non so bene come, ma un’idea ce l’avrei, tante persone nuove stanno venendo a leggere FQCP, grazie e benvenute!
Per questo mi sembra giusto fare un po’ di presentazioni e raccontare cosa succede qui.
Io mi chiamo Alessandra Spada, sono nata e vissuta la maggior parte della mia vita a Milano, anche se delle origini composite, un’infanzia vagabonda e percorsi di studio pendolari mi fanno avere pezzi di cuore su e giù per la penisola.
I miei figli sono nati tutti nello stesso ospedale un po’ sgarrupato ma molto efficiente, con la stessa dottoressa e cresciuti nello stesso quartiere, che è diventato il nostro villaggio e che per uno scherzo del destino era quello dov’ero andata a scuola io.
Così all’apparenza eravamo una famiglia davvero normale, al mercato incontravo i miei compagni delle elementari e i loro figli erano a scuola coi miei. E questo mi piaceva molto, o almeno era uno degli obiettivi più grandi che mi ero data fin da quando ero piccolissima: io voglio essere normale.
Ora so che è più o meno quello che desiderano tutti i bambini, solo che la mia vita per parecchio tempo ha avuto poco di normale, così mi era sembrato un gran bel obiettivo, per niente scontato.
Mi ci sono applicata così bene che quando, al primo anno di asilo del primo figlio, a un primo caffè insieme, quella che sarebbe diventata una vera amica ha intravvisto per caso un frammento della mia storia, e mi ha detto:
– Ma pensa che non si direbbe proprio, sembri così tranquilla, così normale.
Io dentro di me ho gioito, pensando un: ce l’ho fatta, che però assomigliava tanto a: li ho imbrogliati tutti.
E che sotto sotto voleva dire: sono riuscita a dare ai miei bambini quello che non ho avuto io.
E siccome però l’apparenza inganna e da vicino nessuno è normale.
Ci ha pensato la vita a mettermi sulla strada una serie di sorprese, belle, brutte, travolgenti, entusiasmanti, faticose e desolanti.
E per quanto io non mi fossi ancora arresa al fatto che la normalità non è poi un così grande obiettivo, si è trasformata ogni giorno di più in un miraggio.
E mantenerne la conquista aveva un prezzo davvero troppo alto.
Così il primo maggio 2015, tra molte lacrime ma senza ripensamenti, mi sono arresa e ho salutato la mia normalità, preso armi e bagagli, figli e gatti, e raggiunto in un mese mio marito in Svizzera, da dove pendolava da troppi anni.
Nel dispiacere di partire, chiudere lo studio, e trovarmi per un po’senza lavoro, ho cercato qualcosa da mettermi in valigia, che mi piacesse fare e avesse un minimo di senso.
Ed ecco che ho tirato fuori dai miei cassetti un’idea e diverse pagine scritte nelle lunghe sere d’inverno a casa coi bambini e un marito in viaggio, e le ho fatte vedere alla mia amica Alessandra Mascaretti che di libri ne capisce parecchio.
La povera Alessandra, oltre a essere tormentata da amici aspiranti scrittori, ha anche il merito di avermi combinato un matrimonio indiano vent’anni fa e per ciò ha diverse responsabilità sulla mia vita. Quindi quando guardando le mie pagine mi ha detto che secondo lei ne poteva venire fuori qualcosa di buono, io le ho creduto.
Così ci siamo avventurate nella costruzione di un libro, e io mi sono rimessa anche a disegnare, perché a lei piacevano i miei carciofi e a me faceva stare bene.
Nel proporre il libro, siamo state piuttosto fortunate, ma prima dell’incontro decisivo, ci siamo sentite spesso chiedere: “ha un blog?”, ” Ma come, non ha un blog?”, ” e quanti follower ha su FB?”, “Ma come non ha una pagina FB?” , “Ma allora non è un personaggio?!”.
Ecco a me questa storia dei social e del personaggio ha fatto sempre un po’ paura, soprattutto l’idea che dovesse essere un punto di partenza, poi semmai avrebbero guardato i tuoi testi, o i tuoi disegni, il tuo lavoro. Mi faceva sentire piccina nel grande mare di internet.
Così dapprima ho resistito, ma intanto in testa mi frullava un pensiero:
– E se la rete, al posto che per esibirmi, potessi usarla davvero per fare rete, per creare uno spazio in cui darsi una mano, raccogliere storie, e smettere di essere in tanti, genitori, a essere soli?
Da questo pensiero è nato www.faccioquellocheposso.com.
E adesso sono ancora soprattutto io che riempio le pagine, disegno le tappezzerie, mi invento le inchieste, inseguo gli esperti, raccolgo le recensioni dei ragazzi.
Ma lo faccio come quando si tiene il fuoco acceso aspettando amici.
Perché pian pianino, col passaparola, FQCP sta diventando una piccola comunità, e le porte sono aperte a chiunque abbia voglia di raccontarci una storia, purché accetti le nostre regole.
Quindi grazie e benvenuti, piacere di conoscervi.
Se avete voglia di raccontare, con le vostre storie ci piacerebbe cucire una bella e grande coperta patchwork, che disegni un Storia di come abbiamo provato a crescere delle brave persone.