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Da sola nella camera della vecchia megera, la ragazza piena di sogni, pensa guardando il soffitto.
In fondo lei lo sa già, sta diventando madre.
Non era proprio la prima cosa della sua lista.
Nel suo programma per salvare il mondo, famiglia e figli sarebbero venuti di sicuro, ma più avanti, c’era tempo.
Prima c’era un mondo da cambiare.
Ma in realtà i suoi sogni erano sempre pieni di bambini, con loro stava bene.
E considerato che aveva appena finito di spedire duecento cartoline per invitare amici e parenti al loro matrimonio, in fondo un bambino non era una faccenda così balzana. Solo un po’ in anticipo, ma lei aveva sempre creduto che i figli arrivano quando decidono di arrivare.
Aveva fatto anche lei così con la sua mamma, che all’epoca era ancora più giovane e non ancora laureata. E poi se pensava a tutte quelle ragazze nel mondo, lei era fortunata. Aveva una laurea, una borsa di studio, erano innamorati e si stavano per sposare, avevano una casa. Sarebbe andato tutto bene.
Quando lui torna dalla farmacia, mentre aspettano che la pipì faccia il suo lavoro, cercano di capire le istruzioni in greco.
È la prima volta per entrambi. Ma sembra proprio che non ci siano dubbi, quella seconda linea fucsia che appare netta e brillante nella finestrella, non lascia spazio a fraintendimenti.
Per sicurezza lui torna in farmacia, con il test, e la richiesta di indicargli un medico.
È così che si ritrovano in moto su una strada sterrata e sconnessa nell’interno dell’isola.
Tra ulivi e alberi di fichi, molti sassi e poche indicazioni stradali, sulla testa un sole che si fa ogni minuto più caldo.
Dopo un milione di buche, non sanno neanche bene come, ma arrivano al fabbricato basso. Un cubotto di cemento, con l’insegna del medico, la pergola di vite, le sedie di plastica e parecchie capre e galline che razzolano libere e belle.
In sala d’attesa signore vestite di nero, col fazzoletto in testa. Sembrava una caricatura della Grecia.
Vengono ricevuti quasi subito, in un lampo di secondo, per i tempi locali.
Di là dalla porta uno studio medico quasi accettabile, come se nel salotto di sua zia avessero messo una scrivania, al centro un lettino, e di fianco una specie di Commodore64 che doveva essere l’ecografo di cui andava tanto fiero il farmacista che li aveva indirizzati lì. Forse la sera spostano tutto e guardano la televisione, ci sarà la TV?
La ragazza si sveste con un po’ di imbarazzo. Fuori le galline starnazzano e le capre berciano.
Si sdraia sul lettino sperando che il dottore non voglia visitarla davvero, non vuole fare la figura della pudica, ma davvero non se la sente, lì in mezzo a capre e galline, non sa bene come dire di no.
Lei vuole solo un’ecografia.
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