Porto con molta difficoltà qualsiasi etichetta, e l’ultima che mi sono ritrovata addosso, non fa eccezione.
Ma mi sono ripromessa di smontare molti pregiudizi, a cominciare dai miei.
E il modo migliore per farlo è seguire la curiosità, lasciare a casa ogni giudizio, e andare a vedere da vicino.
Ho scoperto così che un’etichetta è anche un modo perché le persone ti trovino, possano venirti a cercare, come la targhetta sul citofono.
Quindi sì, sul mio grande citofono posso metterci anche questa, mamma blogger, c’è posto.
Così da quando l’ho fatto hanno cominciato a suonare occasioni inattese e sempre più interessanti.
Martedì scorso sono stata invitata a un incontro molto utile, di quelli che aprono la mente e allargano le vedute.
E accettando l’invito ho dato una bella spallata a uno dei miei pregiudizi più radicati, quello su bambini e televisione. Per me a lungo, il demonio.
Perché il padrone di casa era niente di meno che Sky, che ci aveva invitati a testare in anteprima l’app Sky Kids che uscirà il 4 aprile per tutti gli abbonati, ma prima del test l’invito era ad ascoltare e commentare tre belle relazioni.
Gli ospiti erano Alberto Pellai, che di bambini ne sa parecchio, Massimo Scaglioni che è professore di Storia ed Economia dei Media e Anna Sfardini che insegna Consumi Mediali e Comunicazione Interculturare entrambi all’Università Cattolica di Milano.
Le cose che ho imparato sono molte, provo a farne una micro sintesi, illustrata, selezionando quelle che mi sono sembrate le indicazioni di servizio più operative.
- Tutti i media storicamente alla loro nascita sono stati visti con paura e demonizzati. (Quindi mea culpa, sono caduta anche io in una caccia alle streghe)
- Oggi è bene parlare di ambiente dei media, perché ormai c’è una sempre maggiore convergenza dei vari mezzi, tv, internet, su schermi, telefoni, tablet senza soluzione di continuità. E i bambini ne fanno parte. Quindi è bene pensare nei termini di qualità dell’ecosistema mediale, che deve essere attrezzato per accogliere i bambini in giardini virtuali protetti.
- La ricerca EU kids online ha indagato i comportamenti di 25.000 giovani tra i 9 e i 16 anni. Risultati interessanti, soprattutto per quel che riguarda rischi e possibili comportamenti dei genitori.
- Modi e quantità della fruizione possono avere implicazioni profonde nello sviluppo cognitivo del bambino. Perché le neuroscienze ci insegnano che:
il cervello è fatto di diverse parti, che Alberto Pellai ha visualizzato come i piani di una casa, e che io ho cercato di disegnare qui. Nelle diverse parti abitano diverse funzioni.
-al piano terra il cervello che si occupa della sopravvivenza, e dovrebbe andare in automatico per i fatti suoi, se tutto va bene.
-al primo piano, il cervello emotivo, che si sviluppa per primo, vive nel presente e per tutta l’infanzia la fa da padrone.
-al secondo piano, il cervello cognitivo che si sviluppa a partire dalla preadolescenza e dovrebbe essere in grado di gestire i piani di sotto e prendere il comando in tempo per l’età adulta.
La cosa si fa ancora più interessante se vediamo come cambiano le cose a seconda di come il giovane cervello entra in contatto con le immagini dei media.
Tanto per cominciare è fondamentale essere fasi specifici, ovvero non propinare a un piccino contenuti non adatti alla sua età, in particolare immagini. Perché queste hanno accesso diretto al primo piano, quello delle emozioni, ma se il secondo piano non è ancora abbastanza sviluppato per gestire le informazioni, si possono fare dei danni. Soluzione: a ciascuna età il proprio programma.
Poi bisogna fare attenzione a una visione sparpagliata. Il modo tipico dei nostri tempi di passare da uno schermo all’altro non aiuta a sviluppare le reti neuronali fondamentali per la concentrazione. Soluzione: delimitare tempo e luogo degli schermi: durante i compiti, niente telefono.
Ma anche, favorire la covisione, preferendo magari un buon film in famiglia. In quel caso stare nella narrazione della storia aiuta la concentrazione e la possibilità di condividere con i grandi rassicura e consente di elaborare le emozioni, crea un fondamentale collegamento tra dentro e fuori lo schermo.
Dopo aver sentito tutto ciò ho fatto un bel check familiare:
LIMITAZIONE, andiamo alla grande, anche troppo, quei poveretti dei primi due non hanno saputo dell’esistenza della tele in italiano fino alle elementari, e ancora me lo rinfacciano. Diciamo che posso mollare un po’ in freni.
FRAMMENTAZIONE, ci siamo dentro, ognuno ha il suo aggeggio e ci si manda email da una stanza all’altra. Dovremo fare la prova ritiro telefoni, a cominciare dai grandi.
COVISIONE, è il nostro pezzo forte, da noi non si guarda un film, si apre un cineforum settimanale, spiaggiati sul divano. Con varie risse, prima per chi si siede dove e per la scelta del film, la seconda per la lingua, poi per la lingua dei sottotitoli, infine per i commenti e le domande fatte da tutti in tutti i momenti:
-Ma la pianti di fare domande?
-E tu chi ti credi di essere, se non ho capito, non ho capito. I sottotitoli vanno troppo veloci.
–Io mi annoio (che di solito corrisponde alle scene di tensione) posso venire in braccio?
Da domani possiamo provare a gestire il traffico con #KidsApp e vedremo se va meglio.