Volevo un’amica, o anche: careful what you wish for.

Il fatto è che quando scelgo di lasciare aperto uno spiraglio nel cuore, non è che poi possa proprio scegliere cosa farci entrare, e soprattuto quanto.
Negli anni ho imparato, a fatica,  che andare sempre in giro con tutte le finestre spalancate può disperdere troppa energia, anche la mia.

Per questo emigrando avevo chiuso anche le imposte. Troppa fatica, e poi gli spazi erano tutti già pieni.
O almeno credevo, fino a una certa domenica di dicembre.

Poi a casa mia è arrivata lei, con il suo solare marito, e lunghi figli con sorrisi e timidezze adolescenti che ben riconosco.
E così intorno al nostro tavolo ovale ho sentito che valeva la pena di riaprire qualche finestra, almeno un pochino.

E lei c’è entrata con armi e bagagli e si è messa anche a spolverare i mobili e sbattere i cuscini.

Perché se io sono sempre stata quella energica, lei di più.

Se io ho fatto fare il giro d’Europa al mio tavolo vinto a un’asta online, e l’ho importato un pezzo per volta, perché volevo proprio quello.
Lei il tappeto l’ha comprato direttamente in Cina, tanto suo marito ci va tutte le settimane.

Se il mio povero marito ha dovuto fare un viaggio apposta con la macchina della suocera, perché nella nostra il piano ovale non entrava per due cm.
Il suo si è ritrovato a Malpensa con il tappeto, perché il suo volo era stato spostato, e si è caricato i trenta chili in pulmann e poi in treno oltre la frontiera.

Se io dopo due anni continuo ad andare dal parrucchiere a Milano.
Lei dopo venti continua ad andarci nel suo paese in Veneto, che non dista tanto da dove è nata mia nonna.

Se io ho coltivato per quarant’anni il sogno di disegnare.
Lei una volta alla settimana dipinge nel suo atelier.

Se io colleziono diplomi per sentirmi a posto.
Lei insegna in un’università, studia in un’accademia, e si certifica in un’altra scuola ancora.

A me intimorisce disegnare le persone. Lei disegna solo quelle.

Mentre io macino chilometri fino a Milano per una presentazione, lei va e torna dall’Australia in tre giorni per una conferenza.

E se quando mi presenta qualcuno di nuovo, io provo a dire che, No, qui in Svizzera non lavoro.
Lei s’imbufalisce e comincia con: Ha appena pubblicato due libri, per poi snocciolare un elenco delle mie pubblicazioni, titoli e meriti.

Quando è arrivata qui vent’anni fa, intorno a casa sua c’erano prati e vedeva il lago. Lei si sentiva parecchio sola.
Sono nati i suoi figli e a dopo poco tempo, a parecchia distanza, sono nati i miei. Non avevo i prati, ma mi sentivo sola.

Mentre mio marito faceva il pendolare in auto per l’Europa, il suo faceva il giro del mondo ogni settimana pilotando un aereo.

Lei è brava a fare la messa in piega, io la torta al cioccolato.

Io ho imparato a curarmi della mia salute, solo dopo essere finita al pronto soccorso perché il mondo non smetteva di girare.
Lei settimana scorsa si è ritrovata con la schiena bloccata, ma è andata lo stesso in Australia.

Ora nei prati intorno a casa sua hanno costruito parecchie case, il lago si vede per un pelo, ma per fortuna abbiamo ancora tempo per imparare messe in piega e torte al cioccolato.
E a prenderci cura di noi.

 

 

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