Da quando abbiamo saputo che il nostro amico S sarebbe rientrato negli USA, io mi sono dispiaciuta e un po’ preoccupata.
Dispiaciuta per il mio bambino che perdeva un amico, per me che rimanevo senza i pranzi liberi del venerdì, per tutti noi, perché questa bellissima famiglia di matti portava una ventata di giovinezza nelle nostre vite.
Loro ora, prima di iniziare una nuova vita in una città sconosciuta del loro paese, si sono concessi la vacanza dei sogni, che poi non sanno quando potranno viaggiare di nuovo.
Forti di avere un figlio solo e grazie a un geniale incastro di biglietti aerei, lungo la rotta dalla Svizzera all’Oregon hanno fatto tappa a Napoli, in Tailandia e in Islanda, non sono certa se in quest’ordine.
Poi in Oregon li aspetta una casetta col giardino in mezzo a mille altre uguali, un nuovo lavoro, e tutto cambierà, perché it’s time to grow up and settle down, mi ha detto lei con un po’ di rammarico.
Intanto da questa parte del mondo, io pensavo modi per mantenere i contatti nonostante il fuso orario, e programmavo scambio di cartoline e appuntamenti skype.
Ma i bambini si sa vanno più veloce, e l’universo spesso segue il loro ritmo.
Così prima delle vacanze di Pasqua la maestra aveva dato annuncio che al rientro in classe ci sarebbe stato un nuovo bambino, D, che arrivava dalla California con suo fratello M.
Secondo le informazioni della maestra, D gioca bene a calcio e a basket e questo ha portato le nostre aspettative alle stelle. Oltre a dimostrare l’utilità del questionario d’iscrizione e dei colloqui preinserimento, se ben usati da una brava maestra.
Sarà stato il vuoto lasciato da S, o l’ottimo lavoro di preparazione della maestra, ma per settimane in casa nostra le aspettative per l’arrivo di D, non hanno fatto che salire.
E il primo incontro pare non abbia deluso:
–Mamma, oggi è arrivato D.
-Finalmente! E come ti è sembrato.
–Timido ma molto simpatico, parla già un po’ francese, perché prima di venire qui sono stati un mese in una scuola di Losanna, ma si sente tantissimo che parla inglese e la sua mamma parla anche tedesco.
E da lì in poi è stato tutto un crescendo.
-Mamma sai che il fratello maggiore di D è simpaticissimo! Facciamo insieme il corso di francese intensivo e mi fa riderissimo.
– Mamma una notizia pazzesca! D e M sono tutti e due nella mia squadra di calcio!
– Mamma sai che sono tornato a casa con D e M, abitano vicinissimo!
A quel punto si imponeva la mossa successiva:
–Tesoro mi sembra di capire che tu vorresti invitare D a giocare un pomeriggio, se vuoi dirglielo e farti dare il numero della sua mamma, posso scriverle un messaggio io.
Ma con tutta la buona volontà e l’enorme desiderio, questo scambio di informazioni non riusciva a superare la barriera di timidezza e differenze linguistiche, il mio italo francofono non si sente sicuro del suo inglese, l’anglo tedesco ancora zoppica in francese. Le madri sono escluse perché qui a scuola si va e torna da soli.
Ma l’attesa si faceva insostenibile. E le informazioni strepitose.
–Mamma allora quand’è che posso invitare D e M a giocare? Ma lo sai cosa hanno come animale domestico?
– Tesoro quando vuoi, ma mi devi trovare il numero della sua mamma, se no non posso invitarlo. E boh, non so un coniglio?
–No mamma, hanno una scimmietta, che dorme nel letto con loro! Mi accompagni all’allenamento di calcio, così te lo faccio conoscere e lo invitiamo?
La notizia della scimmia è pazzesca. Ma poi all’allenamento la timidezza ha vinto ancora e lui si è limitato ad indicarmi il suo amico con la punta di un dito mentre stavano già correndo verso il campo.
Ma deve trattarsi veramente di un grande amore, perché D è stato messo in porta e ha preso sette gol, ma da parte nostra ho sentito solo parole d’incoraggiamento.
Finalmente venerdì alle 15,30 si spalanca la porta di casa:
–Mammaaa!
– Ciao tesoro ben arrivato, vieni a lavarti le mani e a far merenda che poi andiamo a prendere tuo fratello all’aeroporto.
–C’è D.
–Ah bene, dove?
–Qui fuori in piazza, sta aspettando suo fratello che torna da ginnastica.
E così ho finalmente potuto vedere in faccia l’oggetto di tante aspettative.
Mi sono trovata davanti un bel muso lentigginoso illuminato da due occhi blu, che più di tutto mi sembrava un viso irlandese da film di Ken Loach.
Seguendo le istruzioni del mio informatore ho azzardato un saluto in inglese e un invito a giocare un pomeriggio da noi.
Ma non ho ottenuto risposta anche se gli occhi blu sembravano brillare di più.
Allora ho provato a chiedere in francese quale lingua preferisse, e in francese mi ha risposto: Inglese.
Quindi ho provato a proporgli in inglese di dargli un biglietto con il mio nome e numero da dare alla sua mamma, così avremmo potuto sentirci e lui sarebbe potuto venire a giocare anche con suo fratello se preferiva. Annuisce, sorride, muto.
A quel punto ho un’illuminazione, e gli chiedo se in questo momento la sua mamma sta lavorando, e lui mi risponde di no, allora gli propongo se vuole dirle di venire a bere un caffè con me mentre lui e suo fratello giocano qui, e che se ha voglia può scrivermi nella lingua che preferisce, un sms in inglese, francese o anche quasi in tedesco, posso capirlo.
Dal sorriso capisco di aver giocato la carta vincente:
– La mia mamma parla nove lingue!
Quindi ora aspettiamo un messagio in non so quale lingua, per parlare di una merenda a cinque, spero senza scimmia.