Ho scelto di parlare coi miei figli,
li ho messi in cerchio, hanno litigato, si sono quasi pacificati, poi si è aperto uno spazio e ho provato a parlare di cose importanti.
–Allora quello che volevo dirvi è che io ultimamente non sono contenta, visto che ve ne sarete accorti, e che ne fate le spese anche voi, tanto vale parlarle. Io ho sempre messo voi prima di tutto, davanti a qualsiasi scelta di lavoro. Negli ultimi quindici anni, se c’era un conflitto tra stare con voi e il lavoro, ho sempre scelto voi. Ci siamo trasferiti e avevo messo nel conto di stare un anno a casa per aiutarvi, poi è arrivato anche il secondo, è vero ho scritto i libri, ho fatto il blog, però ora non sono contenta.
–Certo perché a casa non riesci mai a lavorare.
Precisa la mia ragazza che sembra non ascoltare, ma sente tutto.
– Beh e forse non è stata una così buona idea.
Ribatte al volo l’adolescente uno, quello alto e tenebroso, per cui la polemica è uno stile di vita, ma che ha voluto festeggiare la promozione facendo un gioco tutti insieme coi suoi fratelli.
– In che senso?
Chiedo io curiosa di tanta chiarezza sui miei destini, magari l’avesse sui suoi, e io sui miei.
–Nel senso che se noi non impariamo a fare le cose da soli, perché tanto ci sei tu che ce le fai, e tu non sei contenta perché non hai lavorato, allora tanto vale che tu vada a lavorare.
– Beh ti ricordo che ce n’è uno di otto anni, e noi a otto anni avevamo la mamma così, quindi anche lui ha diritto, scusa!
Lo secca al volo la sorella, che nell’ultima settimana sembra aver spinto sull’acceleratore della crescita, abbandonando la ragazzina musona per sbocciare nell’adolescente ideale, allegra, disponibile, entusiasta, collaborativa, una meraviglia estiva, fresca e dolce come un gelato.
In due battute hanno riassunto i miei dilemmi, lucidi, precisi, affilati.
Bello scoprire che mi vedono, non faccio parte dell’arredo.
Che per quanto presi dalla loro adolescenza, vedono al di là del loro ombelico.
Due battute, palla al centro.
Passiamo alle cose concrete:
-Bene, allora visto che siamo d’accordo sul fatto che vostro fratello ha otto anni, sarete anche d’accordo sul fatto che voi non avete più diritto al trattamento otto anni. E che aiutare in casa è il vostro lavoro, come andare a scuola. E che in qualsiasi posto di lavoro non potete rispondere: ” io non ho mandato quelle email, perché lei non ha spedito quelle lettere!” che sareste licenziati in trenta secondi. Quindi vi propongo di fare una tabella con tutti i mestieri, ce la dividiamo sui giorni della settimana e ciascuno è responsabile del suo compito.
– Ci sto, facciamola subito, prendo un foglio.
–Sì e poi se però l’altro non fa, cosa succede?
–Va bene potremo stabilire un sistema di premi e contravvenzioni, ma il senso della tabella è proprio che ciascuno sia responsabile del proprio lavoro e non stia a fare le pulci agli altri. Per la supervisione ci siamo noi genitori.
–E se uno quel giorno non può perché è fuori?
–Sì possono organizzare degli scambi di turno, ma è comunque il responsabile che se ne deve occupare, fare la proposta di scambio.
–Va bene, però apparecchio e sparecchio sono due cose diverse.
–Come volete voi, e poi cos’altro ci mettiamo?
– Vuotare il secchio dell’umido, fare la cucina
– A me piace un sacco fare i bagni, posso farlo anche tutti i giorni.
–Beh, ma metti anche me nella tabella, se sono più piccolo non vuol dire che non sono capace! Io vuoto l’umido.
–Sì già il bidone è più alto di te, se cadi dentro non ti troviamo più, e ritroviamo il tuo teschio dopo mesi nell’aiuola delle zucche!
–Grazie caro, anche meno informazioni.
–Va bene, allora tu fai con me il nostro bagno.
–Che però non vuol dire che lo comandi. Lui potrebbe fare la scala con scopino e paletta.
–La sala quante volte alla settimana? Ma mettiamo anche cucinare? E la biancheria?
–Mettiamo anche voi?
–Sì dai mettili, metti M e B.
–Ma non puoi mettere le nostre iniziali?
–No, meglio M e B, mamma e babbo è più simbolico.
–E a te chi te l’ha detto cosa vuol dire simbolico? Altro che otto anni, tu ci freghi per non vuotare l’umido!
Da due anni non abbiamo più un aiuto per le pulizie, la casa non è uno specchio, e io sono stufa, ma ieri ho visto quanto sia servito ai miei ragazzi.
Almeno a parole hanno perfettamente chiaro quante faccende ci siano da fare. Ora spero che la nostra missione impresa di pulizie possa funzionare.