Continuiamo i nostri scambi sul dipartimento mamme con i pensieri di Lucia Massarotti, grazie Lucia.
Non solo mamme.
Qualche giorno fa ho ricevuto una mail da Alessandra.
Scriveva le sue riflessioni sul dipartimento delle mamme e apriva il confronto sul tema. Un invito alla condivisione di idee belle ed importanti, allo scambio che allarga il cuore. Un’occasione, insomma, che non potevo che cogliere con gioia.
E così, felice e orgogliosa di far parte della squadra di Faccio Quello Che Posso, con la timidezza che mi accompagna sempre negli inizii, ecco qui quello che mi è venuto in mente sull’argomento che ha parecchio scaldato gli animi nell’ultima settimana.
Ero in macchina e ascoltavo le notizie alla radio quando ho sentito della nascita del dipartimento delle mamme.
Il mio primo pensiero, un po’ indignato, è stato: se fossi un papà ci rimarrei malissimo. Ma malissimo davvero.
Si legge tanto di mamme, anche troppo. Mamme sul web, mamme ai giardini, mamme rappresentanti di classe, mamme a scuola, all’asilo, mamme dappertutto. Mamme che si coalizzano tra loro. Sembra quasi che salvino il mondo. Da sole. E a forza di parlare solo di loro sembra quasi di ghettizzarle un po’.
Sono una mamma anch’io e non credo di essere una visionaria se dico che i papà ci sono, eccome se ci sono. Quando le cose funzionano fanno squadra con le mamme e fanno la loro bella parte. Basta volerla vedere.
Conosco papà che si alzano la notte per i loro bambini, come le mamme o anche di più, papà che per lasciare riposare qualche ora le loro compagne danno il biberon notturno al piccolo di turno, papà che corrono ai giardini, che giocano a pallone ma anche con le bambole, che curano ginocchia sbucciate, che leggono favole della buonanotte, che fanno il bagno ai figli e preparano ottime pastasciutte, che fanno salti mortali per non perdersi una visita dal pediatra o una recita a scuola, papà che fanno molti chilometri per stare con i loro bambini se il lavoro li porta spesso in viaggio, papà che vivono da soli con i loro bambini, perché la vita ha voluto così e se la cavano alla grande.
Anche loro, come le mamme, tengono insieme i pezzi, conciliano famiglia e lavoro, si inventano le giornate, fanno come possono, fanno quadrare i conti quando la loro compagna di vita è costretta a lasciare il lavoro per crescere i figli, prendono permessi, quando è possibile.
Sono papà che fanno semplicemente i papà, con cuore e testa, non aiutano le mamme, giocano nella stessa squadra, quelli dei genitori.
E ancora, penso a tanti nonni. Quelli che sono fuori dagli asili, dalle scuole, con il sole e con la pioggia, quelli che passano i pomeriggi con i nipoti, che attraversano la città per aiutare i loro figli a crescere i bambini, che non si riposano mai anche se sono in pensione, perché le vacanze le passano correndo sulle spiagge o su e giù per i monti, sorridendo anche se non si sentono in ottima forma, perché mancano i mezzi per qualche aiuto in più in famiglia.
Allora, se pensiamo a queste storie non vale la pena indignarsi un po’ di fronte ad un dipartimento delle mamme?
Io credo di sì.