Quest’estate i miei ragazzi hanno fatto una cosa bellissima.
Ogni cinque sei anni il loro gruppo scout organizza un campo speciale.
Invece del solito campo estivo ciascuno con quelli della stessa età, ne fanno uno unico a cui partecipano tutti insieme, dai lupetti ai più grandi.
Ciò vuol dire passare due settimane insieme in tenda, nel bosco, in Francia, con un centinaio di scout dai sette ai vent’anni.
Uno dei vantaggi avrebbe dovuto essere avere tutte le partenze nello stesso giorno.
Ma a noi non è toccato, perché i capi squadriglia partivano tre giorni prima per montare le tende, scavare latrine per cento, costruire un’enorme cucina da campo. Così abbiamo accompagnato il nostro figlio grande, fiero della sua responsabilità.
Poi il resto del reparto li ha raggiunti, e noi abbiamo accompagnato la nostra ragazza alla partenza per una settimana di cammino su e giù per le montagne.
Infine i lupetti sono arrivati per una settimana di giochi nel bosco e notti in tenda, che alla loro età è più che sufficiente per raggiungere un livello di sporcizia quasi irreversibile. E noi ci siamo liberati anche dell’ultimo figlio per sette giorni.
Mentre ci godevamo la solitudine, che anche fare un trasloco è diventato quasi piacevole, non ho pensato troppo alle conseguenze di quest’esperienza. Ogni tanto guardavamo il meteo, auguravamo loro che non piovesse troppo, ma non mi preoccupavo.
Ero contenta che fossero insieme, mi era servito a convincere il piccolo, ancora titubante dopo l’incidente di primavera, a partire per non perdersi un’avventura.
Ma quando ho visto spuntare il battello dall’altra parte del lago tutta l’emozione mi ha raggiunta in un nodo alla gola.
Quel centinaio di scout sulla prua di un traghetto centenario già da lontano mi dicevano che era successo qualcosa di speciale.
E non son ancora stata smentita:
-Mammaa! Guarda: non ho mai avuto bisogno di mettere il cerotto!
–Wow che meraviglia amore e ti ha fatto male il dito? (lui era quello che il suo dito era orrendo e non sarebbe mai andato a scuola senza cerotto perchè non lo poteva neanche guardare)
–No! Per niente, me lo sono quasi dimenticato!
– Ciao ma, sai che abbiamo già cominciato a pensare il viaggio che faremo l’anno prossimo con quelli del mio anno e di sicuro andremo verso sud, penso Italia e poi Grecia. Il viaggio durerà due o tre settimane e se le date non coincidono con il campo dei piccoli, poi vado anche a fare il cambusiere da loro. Così l’estate prossima mi faccio un mese e mezzo di scout.
–Caspita, bello, direi che ti è piaciuto il campo. ( lui era quello che gli scout svizzeri non saranno mai come quelli italiani e io qui non mi ambienterò mai)
–Beh, sì, ho vinto. Cioè, ha vinto la mia squadra, ma io ero il capo di tutti e trenta e abbiamo vinto più gare di tutti.
–E tu tesoro, come sei bella abbronzata, com’è andata a te?
–Bene, sai che ho fatto la specialità di sopravvivenza nella natura e ho mangiato gli insetti?
–No, tu, non ci credo! E com’è andata? (lei è quella col terrore delle falene e che per una vespa può avere una crisi di nervi)
–Bene, mi hanno anche detto che sarei una bravissima capo squadriglia, l’anno prossimo potrei diventare vice, e l’anno dopo capo.
Ma a parte eroismi e promozioni varie, la cosa più bella che hanno riportato a casa è una nuova confidenza tra di loro.
Stare insieme in condizioni piuttosto estreme, senza di me, li ha resi davvero più uniti.
Non che non litighino, ma è come se fosse tutto più scorrevole, sono davvero una squadra.
Stamattina era il primo giorno di scuola e finita la colazione il piccolo rincorre suo fratello sulla porta:
–Ehi, ma tu sei l’unico che cambia scuola! Tu devi andare al gymnase!
E gli ha buttato le braccia al collo, che non si capiva chi facesse coraggio a chi.
Poi stasera quando il grande tardava:
–Cosa dici tuo fratello è sparito da nove ore, devo chiamare la REGA? (servizio svizzero di pronto soccorso con elicotteri di cui ogni scout deve conoscere numero e protocollo a memoria)
–Ma no, mamma. Avrà trovato un khebab e si sarà fermato con gli amici. Ormai sarà sempre così, che dopo la scuola si ferma al khebab con gli amici. Comunque se prende buoni voti e non viene a casa, meglio per tutti!