Rapida evoluzione di un adolescente.
With soundtrack.
Sei mesi fa mio figlio maggiore cresceva un centimetro alla settimana e andava nella scuola modello, in riva al lago a cinque minuti da casa.
Lui era molto infelice, si struggeva di nostalgia, certo che qui non si sarebbe mai fatto degli amici, salvava solo gli scout.
Si aggirava per casa malmostoso, un leone in gabbia, che sfogava tutto il suo cattivo umore su di noi, sorella in testa.
Ogni collaborazione domestica era una concessione dopo infinite trattative sindacali. Ché lui aveva tempo solo per soffrire.
Sosteneva che non avrebbe mai passato gli esami di diploma, ma che non poteva neanche rientrare in Italia perché ormai tutto era perduto e lui sarebbe stato troppo indietro con il programma di terza liceo, e a nessuno sarebbe importato che parlasse francese, inglese, e tedesco, aveva perso tempo.
Non esisteva posto al mondo che lo avrebbe reso felice, non parliamo poi del quarto anno all’estero, ché lui era già all’estero come faceva a partire di nuovo.
Lui voleva stare così, sul divano con la sua aria da giovane Werter, i Coldplay nelle orecchie, incurante dei sorrisi che gli venivano rivolti.
Poi si è diplomato e la musica è cambiata alla svelta.
Un nuovo telefono, un parrucchiere napoletano, qualche vestito, lo hanno riconciliato con l’autostima. Decisiva è stata la suora che in coda a Linate mi ha detto: ” Tranquilla signora, se viaggia solo glielo guardo volentieri io, un così bel ragazzo”
Dopo due settimane in Inghilterra ha avuto la dimostrazione che solo in Italia sarebbe stato bene, perché : ” faccio amicizia più facilmente con il mio vicino di posto in aereo nel volo Milano- Londra, che con un mio compagno di classe in due anni in Svizzera”
E noi ci siamo attrezzati perchè potesse, in caso, terminare i suoi studi là dove lo portava il cuore.
Perché francamente ormai la scuola dell’obbligo svizzera è finita, e avere in casa un altro anno un figlio infelice era più di quanto avessimo voglia di sopportare. Meglio che andasse a sbattere il muso con le ruvidità di un liceo milanese, piuttosto che stare qui a sognare l’Eldorado senza vedere i privilegi di cui gode.
A quel punto ascoltava gli U2, e studiava With or without you alla chitarra.
Dopo due settimane di campo scout in Francia, aveva deciso che nelle sue vacanze c’era posto solo per gli scout. Che l’estate prossima avrebbe portato il suo noviziato Svizzero in Italia, l’avrebbero attraversata tutta e poi sarebbero andati in Grecia. Poi sarebbe tornato e avrebbe fatto servizio al campo dei più piccoli, perchè lui l’anno prossimo vuol diventare capo. Per questo non poteva andare a fare il quarto anno all’estero.
A quel punto noi abbiamo tirato i remi in barca e capito che non era saggio seguire l’onda dei suoi umori, meglio fingere di essere genitori solidi, rocce contro cui scontrarsi, magari demolire per conquistare l’agognata libertà.
Mi è anche sembrato più normale che fosse lui a cambiare idea e paese dei sogni ogni due settimane, un diritto degli adolescenti, e che i genitori meglio stiano un po’ fermi e solidi, piuttosto grigi e noiosi, lasciando ai figli i fuochi d’artificio.
Intanto si era saputo che il suo liceo sarebbe stato quello della Belleville locale. Aperto da un anno, accanto al cantiere ferroviario, al centro del quartiere in cui solo gli svizzeri si sentono stranieri.
Da un mese e mezzo torna a casa dopo le sei.
I suoi amici sono:
L. che è nato qui ma a casa parla napoletano, sta ripetendo l’anno, trascrive le lezioni in word e le condivide per tutta la classe.
K. che è un sosia di Michael Clark Duncan, è nato negli Usa, ma i suoi non gli danno il permesso di tornarci, neanche in vacanza, perché là tira una brutta aria.
D. che è arrivato da piccolo dalla Polonia, parla otto lingue e vuole imparare anche il giapponese, e gioca a basket.
E c’è il resto della classe che arriva da tutto il mondo ed è così bello starci che sembrava un peccato partire per un anno.
Poi c’è stata la presentazione della maturità bilingue, in una bella serata frescolina, l’aula magna dell’università si è riempita di liceali che sperano di passare un anno a imparare l’inglese. Ci abbiamo ritrovato molti compagni scout e di scuola.
Da allora studia tutte le sere, per partire bisogna avere una buona media, e tutti insieme ci stanno provando. L’anno a Londra è diventato l’obbiettivo della vita.
Ora la sera mi aiuta contento in cucina, mentre ripassiamo le figure retoriche, Eminem esce a palla dalle casse.
Ha spiegato al suo fratellino che l’etichetta “contenuti E” vuol dire Eleganti.
La mattina io sparecchio la colazione con Caparezza, che è bene tenere salde le radici davanti alle maree dell’adolescenza.