Giovedì sera eravamo a tavola quando è suonato il campanello. Ha aperto mio marito e dopo poco è tornato a tavola con un sorriso.
–Chi era?
–La vicina di sotto, ci ha riportato un pallone e due palline cadute nel suo giardino, e poi mi ha invitato alla festa di Halloween.
–Non credo, la vicina è molto carina, ma ha la metà dei tuoi anni, e vive con il suo fidanzato altrettanto giovane e carino. Se ti avesse invitato a una festa ti sarebbe venuto un colpo secco e ora io starei chiamando l’ambulanza.
–Come sei antipatica, voleva avvisare che domani sera faranno una festa per Halloween e ci sarà un po’ di rumore, verranno amici anche con bambini, quindi se vogliamo scendere siamo invitati, comunque si scusano per il disturbo. Ho detto no grazie, magari un’altra volta, io e lei da soli.
Giovedì sera noi aspettavamo un ospite da Milano, mentre mio marito andava a prenderlo alla stazione, io ne ho approfittato per fare una doccia.
Quando sono arrivati hanno incontrato il vicino che li ha avvisati che il loro soffitto era bagnato. Considerati i miei precedenti in allagamenti, (tre in vent’anni, ogni volta ero incinta) il mio consorte è entrato in casa come una furia, convinto che avessi dimenticato aperto un rubinetto, ( o forse che fossi incinta).
La mia coscienza invece era candida, ma probabilmente la doccia perde. Di Monsieur B. nessuna traccia, quindi ci siamo rassegnati a usare un bagno in sei per tutto il weekend.
Venerdì mattina siamo partiti in gita a Ginevra, o meglio i ragazzi tutti a scuola, e noi del vecchio e glorioso studio ex-m ci siamo diretti alla volta del nostro cantiere.
Approfittando del pomeriggio libero di mio figlio maggiore, l’ho arruolato come babysitter, e mi sono unita anche io al tradizionale pranzo di cantiere. Hanno finito le fondazioni e si festeggiava mangiando tutti insieme dal capo dell’impresa all’ultimo operaio.
Noi architetti abbiamo accumulato molti punti simpatia presentandoci in cinque, ma soprattutto bilanciando lievemente le quote rosa (2/40). Dopo svariate bottiglie di rosso portoghese, noi quote rosa, una in cappotto azzurro e l’altra in all star rosa, ci siamo addentrate nella selva di ponteggi alla caccia delle mie foglioline.
Piena d’orgoglio per le foglie e di sorriso per il rosso portoghese, io ho poi preso un treno verso casa, lasciando gli altri a sbrigare facezie come i dettagli dei serramenti, che tanto chi se ne importa, ci sono già le foglie, l’edificio è perfetto.
Sul bus dalla stazione ho avuto un momento di lucidità e sono scesa alla fermata del parco giochi, dove ho trovato un figlio in porta sudato fradicio, che mi ha detto:
–Io torno quando torna L.
E la mamma di L. che mi ha detto:
– Quei due si organizzano parecchio da soli, ma io non gli ho dato il permesso di venire a casa vostra perché mi ha detto che tu non c’eri.
Fallita la ricerca di Monsieur B, mi sono messa ai fornelli, i ragazzi aspettavano da giorni il nostro ospite e avevo promesso una bella cena.
La prima volta il campanello è suonato alle 19,00, ho aperto con grembiule e mestolo in mano, mi sono trovata davanti una coppia dai lineamenti asiatici co, avrei detto indiani, avevano in mano un mazzo di fiori gialli:
–Buonasera, noi..ecco,…scusi,…
– Forse preferite parlare inglese? Immagino cerchiate il party, si entra dall’altro lato della casa.
– Thankyou very much.
h19,05
Una gentile signora castana.
-Bonsoir, io penso di aver sbagliato indirizzo, cerco S e K.
–Non si preoccupi non è la prima, faccia il giro della casa, e buon divertimento.
h 19,15, un papà con un ragazzino biondo, di circa dieci anni
– The party is on the other side of the building.
Io sempre con grembiule e cucchiara, ché la polenta va girata.
–Mamma chi è che continua a suonare?
–C’è una festa dai vicini e tutti sbagliano porta.
–Una festa, che bello!
–Sì, eravamo invitati.
– E perché non andiamo?
–Tuo padre ha declinato l’invito.
–Babbo? E come mai?
-Ha aperto lui la porta?
–E tu hai detto di no?
–Sai benissimo che se fossi stata io avrei detto: “che bello grazie, cosa posso cucinarvi?”
Stamattina in casella abbiamo trovato una tavoletta di cioccolato con un biglietto di scuse, presumo che per un allagamento e una pioggia di palloni dovrò preparare almeno una sacher.
Intanto ne approfitterò per insegnare a mio figlio a ringraziare bene, almeno per avergli salvato il pallone del Barça.