Le partenze della famiglia B. hanno sempre un qualcosa di misterioso. Anche quando tutto sembra ben pianificato, gli ingranaggi oliati alla perfezione, il piano ripassato nei minimi dettagli da tutta la banda, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Da noi, la partenza è col brivido.
Di solito il meglio lo si ha quando i genitori tentano qualche fuga in solitaria.
Ma ci sono stati ultimi dell’anno in cui si è arrivati nella neve in montagna, col cenone quasi pronto nel bagagliaio, e si è fatto dietro front perché il gelo aveva spaccato tubi e tazza del gabinetto.
Quest’anno sembravamo meglio organizzati del solito.
Partenza sul filo di lana all’uscita da scuola del venerdì. Passaggio di lusso dal tunnel gratis per le vacanze. Arrivo in città, al gran completo con anche i gatti, per la gioia della nonna. Concentrazione di pranzi, merende, aperitivi, per contentare in un giorno tutti i pezzi delle famiglie separate.
Poi, gran carico del Millennium Falcon diretto alla nostra casetta in montagna.
Dove in mezza giornata avremmo dato fuoco alle macchine accendendo tutti i camini per scaldare, e srotolando metri di nastri rossi e palline per decorare degnamente l’accoglienza di Babbo Natale, che chissà mai questo sia l’ultimo anno che viene a trovarci, poi diventiamo grandi.
E invece no.
Perché stasera abbiamo voluto fare gli spavaldi.
Fuori da ogni programma abbiamo voluto passare a salutare rapidamente degli amici. Loro figlio era appena rientrato da Londra dove sta facendo l’anno all’estero e il nostro moriva dalla curiosità di vederlo, così hanno organizzato un rapido brindisi prima ancora che l’altro decollasse.
Io sapendo che quella poveretta di sua madre sta lavorando fino ad ore folli, rosa dal senso di colpa che accompagna ogni madre, acuito dal non aver cucinato nulla per il figliuol prodigo, ho infornato una teglia di patate, che giusto quelle mi erano rimaste, e ho detto:
“va bene, andiamo, però una cosa veloce che domani c’è scuola”.
E il pater familias:
“va bene andiamo, però torniamo subito che io devo ancora fare la valigia e pagare i conti”
E invece no.
Perché uscendo a marcia indietro dal vialetto dei nostri amici, il Millennium Falcon ha toccato il perfido muretto del vicino, o il muretto del perfido vicino, e ci ha lasciato una gomma.
E menomale che il nostro amico di mestiere pilota aerei sull’oceano, cos’è quindi gestire l’emergenza di una famiglia sull’orlo di una crisi di nervi, con un nano arancione evidenziatore che salta nella notte, eccitato dalla situazione. Intanto sua moglie ancora grata per la teglia di patate ci ha tenuto compagnia, mentre chiamavamo il soccorso stradale.
E menomale che per sentirci più svizzeri avevamo fatto la tessera del Touring Club Svizzero, che arriva sempre entro quindici minuti, e sono talmente gentili e ti consolano, che viene voglia di chiamarli anche a togliere i semi di limone dall’insalata, o per fare una chiacchieratina quando sei giù di morale.
E sono davvero arrivati presto, mentre noi portavamo a casa i ragazzi, loro si sono presi la ruota e ce ne hanno portata una d’emergenza, e domani così possiamo anche provare l’ebrezza di portare il Millennium da un gommista svizzero.
Poi, forse riusciamo a partire.
Ma chissà, perché noinormalimai.
#partenzacolbrivido #normalimai