La mamma del capo non è una gran figura.
Almeno, io non la trovo entusiasmante.
Tipo la mamma di Napoleone che gli è sopravvissuta e aveva previsto la sua disfatta.
O le mamme dei supereoi, immancabilmente morte giovani e in maniera tragica.
Essere la mamma del capo rischia di prendere tutto lo spazio.
Cos’altro facessero queste povere donne, non è dato sapere.
Allevare dei capi è compito sufficiente per la Storia.
Ma io non mi lascerò incastrare, da oggi organizzerò una strategia di resistenza.
Non avevo scorto il pericolo, finora l’orgoglio aveva prevalso e ingenuamente non avevo notato il formarsi di una catena pericolosa di eventi.
Ma qui non si tratta più di un caso, ma di una ricorrenza.
Primo figlio: capo sestiglia lupetti – candidato capo squadriglia reparto, ma emigriamo in tempo – e invece no: capo squadriglia pipistrelli in Svizzera – partito per l’anno all’estero, deve tornare: lo aspettano come capo branco o reparto a lui la scelta.
Seconda figlia: capo sestiglia lupetti – emigriamo, l’integrazione scout sembrerebbe non semplicissima, ma l’altro ieri riceviamo la visita dei capi che ci annunciano che è la più adatta, se accetterà, a diventare capo squadriglia degli elefanti. Il ché significa sarà responsabile di dieci esploratrici, dovrà fare un campo di formazione durante le vacanze di ottobre, organizzare le attività di un sabato al mese, gestire il budget, preparare il dossier dell’uscita di squadriglia con un mese di anticipo, lavorare per il campo estivo.
Ergo un sacco di impegno per lei, che a giugno ha gli esami, e moltissimo per noi che siamo chiamati a fare back team. Viaggi e vacanze quasi impossibili, weekend scordiamoceli.
Terzo figlio: attendiamo trepidi la riunione di sabato, ma corre voce che minimo vice capo sestiglia lupi rossi non ce lo leva nessuno, con un lieve rischio di candidatura a capo.
A questo punto io mi do alla fuga.
Al diavolo l’orgoglio e lo spirito scout! Non mi avranno.
D’ora in poi la parola d’ordine è inaffidabilità.
Non sono arrivata alla seconda parte della mia vita per nulla.
Ho lavorato tanto sulla mia aura di persona affidabile, quella su cui si può contare nei momenti di difficoltà, che ora rischia di diventare ereditario.
Ma solo io so quante volte abbia voluto dire restare con il cerino corto.
Essere quella che si chiama quando si è nei guai e non quando si deve fare festa.
Col piffero, d’ora in avanti saremo sciatti e in ritardo, io mi dedicherò agli aperitivi e altre frivolezze, o a una carriera fulminante, per la quale La mamma non c’è, è sempre in viaggio.
In alternativa, i miei giovani leader, virgulti del mio grembo, si arrangeranno parecchio, perché come ferocemente ha commentato loro padre:
–Ma come è possibile che abbiano scelto lei? Siamo sicuri? La più adatta? Ma se dimentica sempre tutto? Ma come fa?
Te lo dico io, come fa, caro. Hai presente quelle belle giornate che tu passi in ufficio? Ecco proprio quelle. Sai cosa faccio io nel frattempo? La mamma del capo.