Al confine dei giochi

Cara Alessandra,

qualche giorno fa hai posto  sulle tue pagine la questione figli e giochi su dispositivi elettronici. Ad un certo punto della discussione i toni si sono alzati: come spesso accade, i genitori che fanno quello che possono si trovano a fare i conti con il giudizio dei genitori perfetti. Invece di trovare strade comuni a problemi educativi inaspettati (perché diciamocelo: questo problema non ha anni di studi di psicologia e pedagogia alle spalle), si litiga su come essere bravi genitori. Perdendo di vista la questione, che ricordo, è: come crescere dei figli sani e non disadattati nell’era mediatica di social e giochi. Ad un certo punto, è venuta anche fuori la domanda: c’è una diversa visione della questione legati all’essere padre o madre? Qualcuno ha detto sì. Mi sembra un punto interessante che merita approfondimento.

Poiché hai lanciato l’idea di spostare sul blog l’approfondimento, eccomi a scriverti. Scelgo la forma epistolare perché quando ho pensato a come affrontare la cosa, mi sono sentita davvero impreparata. E la forma colloquiale  mi dà anche la possibilità di fare outing. Perché se è vero che la questione è educazione e gioco virtuale (ma ci metterei anche social), io dico che noi educatori non siamo fuori dal discorso e che noi stessi siamo dentro a certi meccanismi. Allora io metto qui la mia confessione: spesso uso i social (tanto è vero che sono qui) da Facebook alle chat. Lo faccio in maniera sana? Equilibrata? Responsabile? La verità è che non lo so. Spesso mi rendo conto di passarci molto tempo; vero che leggo cose, mi informo, non partecipo a discussioni sciocche, scrivo cose che penso siano assennate ma… rimane il fatto che il tempo sulla piazza virtuale è tanto. Cosa avrei fatto del mio tempo se non ci fosse stata? Sono dunque sola in questa condizione? I nostri figli ci vedono utilizzare smartphone e Tablet: quanto siamo credibili nel vietarli e nel limitare il tempo? Giusto ieri sera, ho procrastinato la favola di molto tempo, non rendendomene affatto conto.

Altra confessione: a casa nostra, l’altro genitore gioca. Questo è spesso fonte di litigio tra genitori; divergendo spesso le nostre opinioni sugli  effetti dei giochi virtuali, le opinioni divergono anche su quantità e modalità di gioco consentite ai bambini ; inoltre il gioco dell’adulto non rappresenta un bellissimo esempio di coerenza quando stabiliamo dei limiti.

Insomma, io forse sono una monade solitaria che vaga  alla ricerca di risposte educative in questi mondi che ormai si sono moltiplicati e ci hanno fagocitato. Oppure forse, ci sono altri genitori che si sentono così: sulle sabbie mobili, dove loro stessi faticano a collocarsi. E si impantanano nel tentativo di riuscirci. Lascio il dibattito aperto, spero che troveremo qualche risposta. E comunque, farci domande può tracciare una rotta.

Un abbraccio, NU

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *