Aggiungi un posto a tavola. Il diritto alla mensa.

Per quattro anni sono stata commissario mensa, cioè un genitore che si mette grembiule e cuffietta e fa incursioni durante il pranzo  e sbircia tra i tavoli della  mensa scolastica. Ne ho viste, è il caso di dirlo, di cotte e di crude: i bambini che volevano la pizza tutti i giorni e la cotoletta con le patatine, perché no?; le maestre che dicevano “buono” e quelle “fa tutto schifo” ; i genitori che volevano il prosciutto cotto e quelli “per carità tutto biologico”; i commissari mensa puristi e quelli “purché si mangi”; ho sorpreso le scodellatrici mettere i bis, i loro responsabili cazziarle e loro avere la faccia, quella da mamma, “che Madonna bella, cresci cresci”; ho incontrato bambini curiosi d’assaggiare e quelli che una repulsione per tutto. Ho visto bambini che si mangiavano gli avanzi del compagno, perché  quello era l’unico pasto buono della giornata.
Ne ho viste tante e tra le tante, ho visto tavolate allegre e multicolori che erano e sono l’immagine dell’integrazione: accanto al menù del giorno, il compagno che ha un piatto diverso perché “lui è no carne”, o “lui è no maiale”, “lui è no glutine”. In quelle espressioni semplici, ho ritrovato la capacità inclusiva che hanno i bambini: una capacità che non gli costa nulla, tanto è spontanea e leggera. Un’inclusione che non deriva dal non comprendere le differenze (i bambini lo sanno benissimo che ci sono), ma dal completo menefreghismo di quelle che invece a noi grandi provocano fastidiose orticarie.
Da commissario mensa ho sempre pensato che, a prescindere dal cibo, il momento dello stare a tavola avesse, come a casa, un immenso valore educativo. È a tavola che si discute, ci si confronta, ci si racconta. A casa, come a scuola, quel momento conviviale è determinante. Arricchisce e fa crescere tanto quanto la matematica e l’italiano.
Negare la mensa ai bambini è un’azione che lede mille diritti; ma soprattutto significa privare tutti loro (non solo quelli esclusi) del diritto all’educazione. Un diritto che noi grandi abbiamo il sacrosanto dovere di garantire.

Dal principio decimo della dichiarazione dei diritti del fanciullo: il fanciullo deve essere protetto contro le pratiche che possono portare alla discriminazione razziale, alla discriminazione religiosa e ad ogni altra forma di discriminazione. Deve essere educato in uno spirito di comprensione, di tolleranza, di amicizia fra i popoli, di pace e di fratellanza universale, e nella consapevolezza che deve consacrare le sue energie e la sua intelligenza al servizio dei propri simili

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