Meglio un tramezzino oggi, che il futuro domani.

La questione del tramezzino nelle mense scolastiche milanesi ha tirato su in nemmeno due giorni 10000 mila firme su change org. Diecimila. Per non parlare delle pagine di giornali dedicate al tristissimo tramezzino, visivamente poco appetibile, che però non si sa come fosse di sapore (per la cronaca, il commissario mensa della mia scuola ha detto che era mangiabile). La foto poi ha fatto il giro delle bacheche fb, delle chat di classe, di quelle delle associazioni genitori e secondo me, pure in quella “pigiama party di Marco” (si sa mai). Se avete quattro figli a scuola, vi mando tutta la mia solidarietà.

Io ancora mi meraviglio. Davvero. Non dovrei, perché si sa che siamo un popolo di poeti , santi e chef gourmet. Quindi, toccate tutto, ma non il cibo. Soprattutto se il cibo è per i nostri figli. Gli compriamo le Pringles, le Haribo alla coca cola, i biscotti della famiglia felice, le fragole a dicembre, la spremuta a luglio che fa bene, gnocco fritto e salamino però… Diamine, a scuola devono mangiare bene. E cavolo, si paga la mensa. Si paga cara.
Va bene. Ho calcato la mano, ma è che se non stempero con un po’ di ironia, mi sale il nervoso.

Nella mia esperienza di commissario mensa ho visto tanto, l’ho già detto: dai genitori pro bio, a quelli veg, fino a quelli “fritto a volontà” . Ma davvero, quello che accomuna tutti, ma proprio tutti, è questa reazione compatta davanti al cibo “propinato” a scuola. Sostanzialmente l’accusa è: pago per un servizio di bassa qualità. E spesso questa affermazione non è corredata da prove serie. Non so quanti siano attualmente i commissari mensa, ma secondo la mia esperienza non tanti quanti ne servirebbero per monitorare realmente il servizio. Ora non mi interessa affrontare la questione “bontà del servizio ristorazione”, ma piuttosto la questione antropologica cibo=benessere dei miei figli.

Perché mai questa questione accende gli animi molto più che i tagli alla scuola pubblica, all’università, alla cultura? Dov’è che si nascondono i genitori incazzosi paladini della mensa quando si tratta di andare alle riunioni di classe, di prestare il proprio tempo per fare il commissario mensa, l’associazione genitori, il consiglio di istituto? Com’è che non gli parte l’embolo di fronte alle sovvenzioni alle scuole private, alla segregazione scolastica, alla mancanza di insegnanti di alfabetizzazione, di quelli di sostegno? Com’è che non li vedo sul piede di guerra di fronte ai tagli per l’edilizia scolastica, che non vuol dire scuole più fighe, ma scuole sicure?
Io ve lo devo dire, cari genitori infervorati, vi state preoccupando per la cosa sbagliata. Oggi magari i nostri figli sono tornati a casa con la fame. E gli faremo una bella lasagna “e mangia bell’e mammà”. Ma domani, nel futuro, se continuiamo così, moriranno di fame veramente. Perché la scuola sta diventando un groviera (per rimanere in tema) e in questo Paese, dopo i tarallucci e vino, ci toccherà l’olio di ricino.

 

*Due precisazioni a margine.

  1. Il tramezzino è stato servito per cercare di supplire al disservizio della ristorazione scolastica dovuto ad un’assemblea sindacale. Fino a ieri, in una situazione così, si portava il pranzo da casa. Cerchiamo di comprendere le ragioni degli uni (il diritto dei lavoratori), e i buoni (anche se mancati) propositi dell’azienda di ristorazione.
  2. Una cosa mal gestita (e triste) è stata la questione delle diete. Ai bambini che avevano diete etico religiose o sanitarie non è stato fornito un pasto sostitutivo. Non solo si sono dovuti portare il panino da casa, ma, addirittura, a tavola non era stato apparecchiato per loro. Se vogliamo trovare un motivo di indignazione, questo mi pare più serio.

 

2 commenti

  1. Raffaella

    Bellissimo articolo! GRAZIE!!
    Io sono una mamma di due bambini allergici in schock anafilattico a latte e uova noi non abbiamo nemneno potuto scegliere.
    Mi trovo indignata profondamente sul fatto che a noi non sia stato dato il pasto, che questo sia totalmente discriminante e diseducativo (non apparecchiare poi …. calo un pietoso velo) passa il messaggio che alcuni bambini si altri no … poi però portiamo il grembiule tutti uguali
    Beh riflettiamo su questo!
    A noi andrebbe il “rimborso” che personalmente devolverei in beneficenza.

  2. Antonella

    Sicuramente c’è ragione in quello che scrivi, io ad esempio il tramezzino l’ho assaggiato. Posso dire che sapeva di poco ma non tragico. il grosso problema era la temperatura troppo fredda (ma si sa il tramenzzino è così). Io sono mamma di una bimba della materna. Quello che più mi ha lasciato basita è stata l’impossibilità di avere un pasto portato da casa come le volte scorse. Quello che è successo da noi è che alcuni bambini siano rimasti a digiuno fino all’uscita. Concordo che nessuno morirà di fame, ma perchè comunque avere questo pensiero quando si sarebbe tranquillamente potuto evitare. Sinceramente del rimborso non mi interessa un granchè, però non neghiamo il reale disagio che questa soluzione ha causato. Credo che comunque muoversi per ottenere qualcosa sia corretto. I movimenti di protesta sono sempre stati un mezzo per far sapere come la pensiamo, se poi ci sia stata una stumentalizzazione del caso non so rispondere. Credo che ci sia tanta frustrazione mal repressa x tutto…

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