Si è preannunciata con innocenti manovre di avvicinamento.
Una cassa di verdura fresca, una pentola che sobbolle appena appena che se la verdura è buona basta scottarla, un frullino che ha ettolitri di pappe sminuzzate finissime nel suo curriculum, una tavola apparecchiata prestissimo che lo stomaco ancora non lo sa che è cambiata l’ora.
Poi è arrivata, inattesa, un fulmine a ciel sereno, la dichiarazione di guerra:
–Oggi anche tu assaggerai il passato di verdura. Mi è venuto buonissimo, dolce. I tuoi fratelli lo hanno sempre mangiato tutte le settimane. Anche Calvin e Hobbes sopravvivono alla verdura cotta e neanche frullata. I nostri amici K&K mangiano quello che c’è in tavola, il loro papà dice “non chiedere altrimenti cominceranno ad avere un’opinione anche sul cibo”. Quindi è arrivato il momento anche per te. Non ho voglia di fare il solito teatro, neanche di discussioni. Non ti chiedo che ti piaccia, ma fa bene. A nove anni puoi mangiare una cosa che non ti piace e sopravvivere, te lo assicuro.
– è escluso, io questa cosa verde non la mangerò mai!
-Non c’è problema, non ti ho detto che la devi mangiare, ma almeno assaggiare tre cucchiai, perchè non è una tragedia, e se ne fai un dramma a nove anni diventi uno strano. E se vuoi fare lo strano per favore scegli qualcosa di più interessante della zuppa. Quindi adesso non rovinerai il pranzo a tutti con le tue scene sul cibo, ti prenderai tutto il tempo che ti serve e vincerai la tua battaglia con il passato di verdura, poi per premio ci sarà questo stupendo ovetto di cioccolato.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo un sacco di teatro, molta dialettica.
Una discussione pedagogica con gli altri maschi di casa per spiegare che se uno fa teatro non c’è bisogno di mazziarlo basta togliergli il pubblico.
Suppliche, strepiti, implorazioni alla pietà materna.
Ma dopo due ore i fronti erano ancora compatti, il più agguerrito in pigiama, in mezzo una tazzina di zuppa.
– Mi spiace che tu passi la tua domenica a tavola, ma questa volta non ci terrai tutti qui intorno a te. So che ce la puoi fare, a scuola mangi di tutto il lunedì, e a casa ti sei preso questa brutta parte, ma è ora di smetterla. Tua sorella arriva alla stazione e prima noi vogliamo passare a vedere le bancarelle del mercatino. Quindi usciamo. Ora chiedo alla nonna se ti fa compagnia in video che non mi piace lasciarti solo.
…
–Ehi ciao, buona domenica, che succede? Davvero è così cattiva quella zuppa?
–No, nonna! Non è questo il problema! A parte che la zuppa è schifosa. Il problema è questa casa e questa famiglia, che ce ne sono milioni meglio di questa!
A quel punto la famiglia pessima è uscita per mezz’ora, ha trovato sulle bancarelle un interessante gioco da tavolo su storia e geografia della città, che quando lo sai fare davvero ti danno in premio il passaporto, e sono rientrati a controllare il campo di battaglia.
La nonna era ancora in video, la tazza scomparsa, l’ovetto di cioccolato pure, le truppe si erano vestite pronte per andare a prendere la sorella alla stazione. Dove il fratello maggiore fa sfoggio di galanteria andando a prenderle lo zaino davanti a tutte le sue amiche.
Il tragitto in auto dura dieci minuti, giusto il tempo perché l’amore fraterno sul sedile posteriore diventi effervescente, e al rientro:
–No, proprio bello come mi trattate! Fa piacere tornare dagli scout in una casa così! Facevo meglio a restare via!
Da quel momento, dopo aver fatto il cambio delle lenzuola, ho cominciato guardare la possibile riduzione dei posti letto con un certo entusiasmo.
Buon #halloween a chi lo festeggia. Io mi travesto da passato di verdura.