Restare sposati per vent’anni richiede parecchi ingredienti.
Alcuni sono comuni a tutte le coppie.
Sicuramente ci vuole pazienza. Molta.
Lungimiranza. Quel tanto che basta per immaginarsi in futuro.
Immaginare le persone che potremo diventare e chi vorremo avere accanto, chi ci mancherà.
Non possiamo sapere come diventeremo, cambiando ogni giorno e rispondendo alle prove che la vita ci metterà davanti.
Ma per non fermarci al fastidio che ci dà il suo modo di strizzare il dentifricio, possiamo guardare lungo e vedere un futuro in cui nessuno ci stropiccerà il dentifricio e chiederci se ci sembra un futuro più felice, e forse scoprire che il tubetto non è più così importante.
Io non credo alle professioni d’amore eterno, troppe romanticherie mi destano sospetto e diffidenza.
Ho letto da qualche parte che è una delle conseguenze del divorzio precoce dei propri genitori. I figli dei separati non fanno in tempo a coltivare il sogno dell’amore eterno, che la vita ha già dato loro prova della sua ingannevolezza.
Non so se questo per me è stato uno svantaggio.
Di questi tempi poi, in cui ogni giorno qualche amore eterno si trasforma in mortale, e la buona e la cattiva sorte si stringono al collo di qualche malcapitata, forse è bene badare al sodo e restare ben lucide.
Per me badare al sodo però comprende un sacco di cose. Ho delle aspettative piuttosto alte e non semplicissime.
Piuttosto che ti amo e ti adoro per sempre e poi ti faccio passare delle giornate d’inferno.
Io scelgo altri ingredienti tipo ti rispetto e scelgo ogni giorno d’impegnarmi con te.
E poi tutta un’altra serie di cose intime e private che non sta bene scrivere ai quattro venti.
Ma tra gli ingredienti speciali, quelli che distinguono una coppia dalle altre, rendendo quell’unione unica, nel nostro caso ci sono alcune passioni comuni.
Se io penso al mio lontano futuro, alla mia vecchiaia, a cosa mi piacerebbe riuscire a fare fino all’ultimo giorno, ci trovo molte delle fissazioni di mio marito.
Alcune sono grandi passioni che condividiamo, altre magari sono piccole perversioni che difficilmente ci abbandoneranno. Ma tutte insieme per me valgono almeno quanto i cuoricini di San Valentino.
Per questo il regalo che mi ha portato quando lui se ne è andato una giornata a Zurigo, mentre io, tanto per cambiare, coprivo le retrovie comprese le dimissioni ospedaliere della nostra bambina, mi è sembrato più romantico di un mazzo di fiori.
Lo so che non è proprio normale, io ne lascio uno in ogni casa in cui passo più di una settimana, ma il pelaverdure d’ottone del Museo Nazionale Svizzero mi mancava proprio.