Nelle regole di Faccio Quello Che Posso avevamo scritto che i bambini non si esibiscono. Per questo non pubblichiamo i loro volti e quando raccontiamo le loro storie chiediamo sempre la loro opinione.
Fin’ora.
Poi un giorno di metà aprile, mentre noi scarpinavamo tra affreschi del Rinascimento toscano, e i ragazzi sopportavano di buon grado l’iniezione di cultura partria, la fantastica Margot ci scrive questo messaggio:
“Ciao, come va? Mi sembra di ricordare che sarai a Milano per Tempo di Libri e avrei una proposta per te e il team del tuo blog. “
La proposta era di quelle che non si possono rifiutare:
“Avremo come nostra ospite MG Leonard, l’autrice de Il ragazzo degli scarabei.
Cosa ne pensi, potresti essere interessata a incontrarla?”
Ma soprattutto ci è piaciuto moltissimo essere chiamati team.
Perché una delle cose su cui insisto da sempre è che noi siamo una squadra. Siamo emigrati apposta per stare tutti insieme.
Nelle squadre non si va sempre d’accordo e si può aver voglia di far da soli. A volte bisogna allontanarsi per trovare la propria strada. Ma quando si riesce a lavorare insieme si fanno grandi cose. E poi io da piccola avrei tanto voluto avere una squadra.
Nelle squadre non si va sempre d’accordo e si può aver voglia di far da soli. A volte bisogna allontanarsi per trovare la propria strada. Ma quando si riesce a lavorare insieme si fanno grandi cose. E poi io da piccola avrei tanto voluto avere una squadra.
Così, grazie alle infinite risorse della geniale Margot, la nostra squadra ha ricevuto in un battibaleno Il ragazzo degli scarabei e si è tuffata nella lettura, litigando per il turno dell’e-reader.
Il libro è piaciuto a tutti, anche a me. Ci ha salvati da un surreale viaggio di rientro. In auto non volava una mosca, e neanche uno scarabeo, per otto ore! La recensione della domenica era pronta in un baleno, e il resto della squadra sta ancora preparando altri pezzi, prossimamente sui nostri schermi.
Ma quello che non ci aspettavamo era la magia dell’incontro.
Perché MG Leonard è talmente fantastica che vorresti vivere con lei, nonostante la pioggia inglese e gli scarabei che circolano per casa sua.
Noi ci eravamo preparati.
– Ma in che lingua parla?
– In inglese.
– E le domande come le facciamo?
– Voi in che lingua vorreste farle?
– Io in italiano o in francese.
– Io posso farle in inglese.
– Mi sa che è meglio se ce le scriviamo.
– Ok allora ce le scriviamo in italiano e poi proviamo a dirle in inglese?
– E se poi non capisco?
– Secondo me capisci, e comunque ci sono anche io con voi e ti posso aiutare.
– Io non ho letto il libro ma posso aiutarli a tradurre le domande.
– Posso mettere la gonna?
Eravamo un po’ intimiditi. Ci aggiravamo per la grande fiera e non trovavamo la sala.
Poi è arrivata MG, con la sua faccia da elfo e gli scaldamuscoli arcobaleno. Ha tirato fuori i suoi insetti sottovetro e in un minuto eravamo seduti per terra a farci timbrare scarabei dappertutto.
E avrebbe potuto parlare anche in cinese che ci saremmo capiti lo stesso.
Perché lei è una di quelle persone magiche, che rispondono anche alle domande silenziose.
Poi è arrivata MG, con la sua faccia da elfo e gli scaldamuscoli arcobaleno. Ha tirato fuori i suoi insetti sottovetro e in un minuto eravamo seduti per terra a farci timbrare scarabei dappertutto.
E avrebbe potuto parlare anche in cinese che ci saremmo capiti lo stesso.
Perché lei è una di quelle persone magiche, che rispondono anche alle domande silenziose.
Quelle che erano nei nostri occhi, ma non nelle nostre bocche, e per ognuno ha trovato le parole giuste.
Eccone alcune, ma non finisce qui.
– Da piccola ti piaceva scrivere?
– No, facevo un sacco di errori e avevo una brutta calligrafia, gli insegnanti mi sgridavano sempre e mi hanno convinta di non essere brava a scrivere.
– Anche io in francese con la stilografica faccio pasticci e mi sgridano.
– Io per tanti anni sono stata convinta di non essere capace di scrivere, ma avevo tutte queste storie nella testa che volevo raccontare, allora ho provato con l’arte e disegnavo storie, poi come attrice e recitavo storie, poi in teatro come producer e mettevo in scena storie. Ma avevo sempre questa storia in testa, allora mi sono detta che se sapevo raccontarla, potevo anche scriverla. E oggi il mio libro è in quaranta paesi. Quindi, non lasciare mai che gli insegnanti ti dicano che non sei capace di fare una cosa, se la vuoi fare, puoi farla!
– A chi ti sei ispirata per Berthold?
– A un mio collega che sembra un tipo tranquillo, ma poi ti stupisce con idee pazzesche. A me piacciono i tipi tranquilli come Berthold, che sembra timido e pauroso, ma alla fine… (e lo diceva guardando il mio adolescente silenzioso)
– Da piccola ti piacevano gli insetti?
– Assolutamente no! Mi facevano paura. Sopratttutto i ragni. Allora ho pensato che se li avessi capiti un po’ meglio forse non mi avrebbero fatto paura. Così ho passato sei anni a studiare gli insetti e ho scoperto che una delle ragioni per cui ci fanno paura è che non li possiamo vedere respirare. Tra mammiferi vediamo il corpo che respira e capiamo se l’altro è vivo o morto, se è tranquillo o agitato. Gli insetti hanno l’esoscheletro e l’ossigeno passa attraverso senza movimenti visibili. Così quando sono fermi ci sembrano morti e quando all’improvviso si muovono sembrano degli zombie. Ci deve essere qualcosa nel nostro cervello che ci fa diffidare di loro. Ma ora che li conosco mi stanno molto più simpatici e ho anche uno scarabeo domestico che abita con noi.
(sorridendo alla mia bimba terrorizzata dalle farfalle)
– Fai un altro lavoro oltre alla scrittrice?
– Prima di tutto faccio la mamma che è il lavoro più importante del mondo. Poi ho fatto tanti lavori. Quando è uscito il libro in Inghilterra facevo la producer al National Theatre a Londra e ho dovuto chiedere un anno sabbatico perchè il libro stava andando benissimo. Dopo un anno mi sono dovuta licenziare perché era stato tradotto in quaranta paesi e ho cominciato a viaggiare.
– Quando e dove scrivi?
– Scrivo ovunque. La mattina mi alzo alle cinque e lavoro un’ora prima di svegliare tutti e mandarli a scuola. E poi cerco di approfittare di ogni momento. Adesso sto facendo l’editing del terzo volume della trilogia, quindi appena tornerò in albergo mi metterò al lavoro.
E con questo la mia sveglia alle 6,30, mi è sembrata una passeggiata.
E alla richiesta della foto non abbiamo potuto negarci, stavolta valeva davvero la pena di una foto di squadra.
D’ora in poi guarderemo gli insetti con occhi diversi e non vediamo l’ora di leggere il resto della trilogia.