Allora, oggi il mio bambino piccolo è un po’ meno piccolo.
Nove anni sono quasi tutte le dita.
Ecco, ogni tanto vorrei avere tra le mani quella che una volta mi ha detto ” il terzo figlio cresce da solo”.
E vorrei fosse lei a grattargli le verruche sui piedi, fargli mangiare le verdure che ha nel piatto, farlo entrare nella doccia che non vuole mai e farlo uscire dopo che ci è rimasto mezz’ora, o magari disfare la borsa del calcio prima che le scarpe sappiano di porcini, ma soprattutto a tenerlo tutto intero.
No, non posso dire che venga su in pace da solo.
Magari in velocità, su due ruote, con me che gli arranco dietro.
In casa dicono che “dov’è T.? ” sarà il mio epitaffio.
Lui è il mio contrappasso.
Avevo due figli posapiano e mi è arrivato flash.
Da quando è diventato due cellule non è mai stato fermo. Le sue notti sono partite di pallone. Le sue giornate una corsa contro il tempo.
Mi sono dimenticata di fabbricargli la pazienza, ma ho abbondato in determinazione, coraggio e allegria.
Lui è la barzelletta alle 7,00 del mattino, gli indovinelli a cena. I numeri non sono mai troppo difficili e gli animali non sono mai schifosi. Gli amici non sono mai abbastanza.
Le sue feste di compleanno degli happening, a quella dei due anni ha invitato trenta persone, da solo, noi siamo l’aiuto in cucina.
Se devo pensare a un regalo che posso farti solo io è di sicuro tenermi in tasca, nascosta la mia paura, e lasciare che sia il tuo coraggio a segnare la rotta. (io mi faccio una camomilla e ti seguo ancora per un po’)
Buona vita bambino mio.