– Ah mamma, oggi a scuola abbiamo fatto educazione sessuale.
–Ah, bene, bello, mi ricordo che avevo firmato il foglio. E cosa vi hanno spiegato?
–Mah un sacco di cose
– Tipo? Vi hanno spiegato cosa sono i preservativi?
–Sì, cioè no, quello ce lo avevano già spiegato bene due anni fa, oggi lo abbiamo solo ripassato.
–Ah, a dodici anni ve lo avevano già spiegato? Non mi ricordavo.
–Ma sì mamma, qui l’educazione sessuale si comincia a sei anni.
–Ah, perfetto, è vero che anche tuo fratello l’ha già fatta. E oggi è venuta la stessa persona?
–No è venuta un’altra persona perché dicono che è meglio, così ognuno ci spiega cose diverse, magari anche in modi diversi. Oggi ci ha spiegato tutti i nomi scientifici.
–Fantastico, così li imparo anche io in francese, non so se li so tutti.
–Sì e poi ci ha spiegato quali sono le parti intime, tipo che io non ci avevo pensato che anche la bocca è una parte intima, per questo chi porta il burqa la copre.
– Accipicchia, avete parlato anche di religione?
–Beh, sì un po’, abbiamo parlato delle diverse usanze e modo di vedere le cose.
–E avete anche parlato di salute e malattie?
–Poco perché ce l’avevano già spiegato bene due anni fa.
– E come funzionava, vi ha fatto vedere delle figure, un film?
–È rimasta in classe due ore, la prima ci ha spiegato e nella seconda potevamo fare le domande. Cioè le scrivevamo su dei foglietti anonimi e poi le leggeva a tutta la classe e rispondeva.
– E tu hai fatto domande?
–Sì ho chiesto a quanti anni devono venire le mestruazioni. E ha risposto dai dodici ai diciotto, ma se dopo i sedici non è successo nulla si fa un controllo per sicurezza.
–E gli altri hanno fatto domande?
–Sì qualche maschio ha fatto anche qualche domanda cretina, che preferisco non ripetere.
–Posso immaginare, ma avete anche parlato di maschi che non si sentono maschi e femmine che non si sentono femmine?
–Circa, ha ripetuto un sacco di volte che non importa se si amano maschi con maschi, femmine con femmine, o femmine con maschi, che non fa differenza. Ma la cosa di come ti senti la spiegano soprattutto ai piccolini.
–In che senso ai piccolini?
–Eh, ai bambini di troisième, a sei anni, spiegano che non importa se sei un maschio o una femmina che puoi scegliere di vestirti come vuoi e essere quello che ti senti.
– Caspita spiegano queste cose ai piccoli! Peccato che siamo arrivati che tuo fratello era in seconda, gli avrebbe fatto bene una bella lezioncina, lui che a sei anni piuttosto che mettersi un calzettone rosa avrebbe rinunciato a sciare!
– In effetti mamma se ci pensi non è giusto.
–Cosa?
–Noi femmine in questo siamo più fortunate, ci possiamo mettere un sacco di cose, la gonna, i pantaloni, jeans, quello che vogliamo, i maschi invece hanno solo quelle due cose.
Ecco, questa cosa, così esattamente, non rientra nei parametri di valutazione del Global Gender Gap Report, ma io ho l’impressione che c’entri qualcosa con il 21° posto della Svizzera, in risalita dal 23°, e anche con l’82° dell’Italia in discesa dal 77°.
E poi che c’entri anche con la libertà, il rispetto, l’antirazzismo, la gentilezza, che se s’imparano a scuola si sanno per la vita.
E con la scuola pubblica come centro di cultura, luogo di formazione di una nazione.
Questo Paese che mi ospita sarà anche partito più indietro, col voto alle donne nel 1971 e i pregiudizi sugli immigrati, ma ha preso una rincorsa che ci sta dando la birra, e sembra intenzionato a farlo per parecchi anni ancora.
Io intanto ci resto ancora un po’ e imparo come si fa, se poi in patria qualcuno avesse voglia di provarci davvero, io torno subito.