Eccoci qui, ci siamo, è cominciato il manicomio delle valigie.
A due giorni dalla fine della scuola la situazione è irrecuperabile:
biancheria, costumi, asciugamani, sacchi a pelo, ciabatte, giacche da montagna, scarponi da montagna, sandali da mare, torce, coltellini svizzeri, gavette, jeans, scarpe da ginnastica in numero nettamente superiore ai piedi e sempre dispari, calze calzini e calzettoni anche loro rigorosamente dispari, berretti da montagna e cappelli da sole, occhiali, macchine fotografiche, mutande per un reggimento e comunque non bastano mai…il tutto sparso su ogni superficie della casa, sul pavimento principalmente, sui letti, sulle scrivanie, sopra, sotto e dentro gli armadi.
I piumoni alla finestra per prendere aria, da una settimana.
Casse di roba sporca senza la quale non si può assolutamente partire viaggiano su e giù dalla lavatrice e si incrociano sulle scale con quelle di roba pulita producendo esiti irripetibili.
In mezzo a tutto ciò arrivano a casa pagelle, che vengono inghiottite dalla massa informe, tonnellate di materiale scolastico che non si sa se servirà o meno l’anno prossimo.
I vestiti estivi che non vanno più bene vengono divisi in mucchi, quelli che non andranno più a nessuno per la caritas, quelli che fra un po’ potranno passare a un fratello vanno a Milano nel baule dalla nonna, perché qui non ci stiamo.
L’umore varia con la stratigrafia del pavimento, momenti di gioia in vista delle vacanze, si sovrappongono al nervosismo da fine scuola, attacchi di nervi si traducono spesso in risse fratricide e convergono in disperazioni intrise di lacrime, stamattina c’è chi è uscita per andare a scuola come in un melodramma, perché il pavimento aveva inghiottito la sacchetta di ginnastica.
Io regno su tutto questo aggrappata alle mie liste come a uno scettro, come se fossero il bastone magico di Tata Matilda, o la mappa del labirinto.
Abbiamo tre liste per i campi scout, contenute nei preziosissimi libretti preparati dai capi, prevedono due zaini a testa, uno andrà in auto direttamente al campo base, l’altro sulle spalle dello scout, lo accompagnerà per quattro giorni nella camminata per arrivare al campo.
Poi c’è la lista per chi va al mare con la nonna, è arrivata per mail, la nonna è molto avanti e ha un’app per fare i bagagli.
A metà luglio ci ricongiungeremo, arrivando da diverse parti del continente con navi e aerei, ci ritroveremo su un’isola, ci ospitano dieci giorni, sarà bellissimo, ho una lista anche per questo.
C’è anche la sempiterna lista delle cose da prendere a Milano, Freud ci sarebbe andato a nozze. Abbiamo sempre qualcosa che è rimasto a Milano perché dimenticato, o che si può comperare solo lì, e per questo c’è una lista, l’ha scritta la nostalgia.
Quando siamo tornati due fine settimana fa a votare, mio figlio piccolo guardava intento gli scaffali con i libri che i suoi fratelli non hanno traslocato, gli ho detto:
– Tesoro se c’è qualche libro bello che hai voglia di leggere, prendilo, che un posto glielo troviamo.
– Mamma sono tutti belli, perché sono ricordi.
Come sempre la sua sintesi è la migliore.
Forse per questo quest’anno fare le valigie è ancora più faticoso.
Siamo tutti emozionati, è la prima estate che partiamo di qui, per venire in vacanza a casa.
Siamo piuttosto confusi su dove sia casa.
E credo che questa matassa non si dipanerà rapidamente, non avrà per tutti e cinque lo stesso effetto, inevitabilmente le nostre strade si divideranno.
E’ il destino dei migranti, anche quelli di lusso come noi.
Ognuno si ambienterà secondo il proprio carattere, la propria età e se saremo bravi la nostra famiglia reggerà le differenze.
Avremo la fortuna di poter scegliere dove essere a casa.
Conviveremo con lo strappo, allungheremo le radici, abiteremo la nostalgia. Faremo un sacco di valigie. Io di sicuro.
E’ la mia sorte, da quando sono piccina desidero stabilirmi in un posto e mettere radici, da quarant’anni faccio valigie tutte le settimane. E a questo punto visto come si è messa la vita, non ho intenzione di smettere.
Spero solo che in questi giorni il padrone di casa non venga a verificare lo stato dei luoghi per rinnovarci il contratto, altrimenti siamo in mezzo a una strada.
Mi ripeto come un mantra, “Siamo gente fortunata, stiamo in un bel posto, e partiamo anche in vacanza“, dopo la decimilionesima volta funziona quel tanto da non strozzare i miei figli.
Oggi ho pensato di provare con:
” Mantenete la calma. Niente panico, è solo un’esercitazione”
Intanto io mi guadagno una settimana a Milano, da sola.