Quest’anno di certo abbiamo cominciato in discesa rispetto allo scorso.
Due figli su tre hanno cambiato classe, ma almeno in scuole che conoscevamo.
La sorte ha assegnato alla mia bambina almeno un paio di insegnanti di suo fratello grande, tra cui la professoressa di scienze, milanese, che non ha mancato di riconoscerla e dire l’intramontabile: Ma tu sei la sorella di…? che ci ha fatto tutti sentire integrati.
Il piccolo è in classe con il suo compagno di calcio coi capelli arancioni, che da ventiquattrore passa a intervalli regolari a suonare il nostro campanello, per andare insieme a scuola, per tornare dopo pranzo, per fare due tiri a pallone, per bere un succo di frutta per favore, il che mi sembra una gran cosa e finché durano le scorte di succhi ce la caviamo.
Ma c’è una cosa a cui ancora non sono abituata.
Pensavo ormai di essere una navigatrice esperta, dopo anni di lotte sui banchi del supermercato per conquistare l’ultima copertina rossa e arrivare entro la prima settimana con la lista completa dei materiali. Dopo aver etichettato ogni matita, gomma, temperino in triplice copia per parecchi anni.
Davvero credevo di essere una madre ben organizzata, di più, mi sentivo anche un po’ tronfia e pronta a dar consigli.
Ma non avevo incontrato le maestre svizzere.
La maestra L. oggi li ha accolti tutti con derrate di materiali su cui, lei, aveva messo le etichette col nome, per tutti. Su ogni scatola di matite, ogni gomma, righello, aveva scritto il nome di tutti e diciassette i suoi allievi.
Ciascuno ha ricevuto l’agenda stampata dal cantone, e la maestra L. nell’ultima pagina aveva attaccato una bustina di plastica, al cui interno con una graffetta erano fissati tutta una serie di documenti da firmare per venerdì.
Tra questi quattro facciate, stampate su carta gialla, di lettera di benvenuto e lista dei materiali, perlopiù consegnatici l’anno scorso e da riportare.
L’avviso per la gita al festival della letteratura che faranno tra due venerdì.
Il programma delle attività organizzate dal comune nelle vacanze d’ottobre.
La scheda dell’allievo in cui ci si chiede tutto di noi e su di lui, peccato che non abbiamo ancora deciso se ci possiamo permettere di mandarlo alla mensa, carissima, e al doposcuola, idem.
L’agenda arriva stampata con un sacco d’informazioni, ma non la data. Ma la maestra L. ha già provveduto a far compilare tutte le pagine, in alto a sinistra, a tutti i suoi allievi.
Sarà che oggi rientravo dalla mia classe di scrittura creativa, ma tutta questa efficienza, unita alla badilata di verbi che i due grandi devono sapere per la fine di settembre, mi hanno ripiombata in una sensazione di inadeguatezza, punteggiata da un pizzico di ribellione.