Epopea calcistica al suo culmine.
Ne scrivo perché spero sia d’incoraggiamento ai tanti che si sono riconosciuti nei nostri inciampi.
Le cose spesso non vanno come vorremmo e questo talvolta è un bene.
Mercoledì, dopo il passaggio mattutino di N. che ci annunciava si sarebbe dimesso se l’allenatore non avesse passato anche T. nella squadra E, in serata noi ci siamo presentati all’allenamento un po’ titubanti. In ritardo perché non si trovavano parastinchi e scarpe. Con parecchie aspettative e qualche timore, ma sostanzialmente molto più rincuorati rispetto alle lacrime della settimana precedente.
Nella stagione fredda ci si allena al coperto. Le squadre cominciano tutte più tardi e si dividono la grande palestra del centro sportivo che di giorno è usato dalle scuole. Così al nostro arrivo la E era in campo e ci siamo cambiati alla velocità della luce nella speranza di fare in tempo a salutarli. Loro si allenano per due ore e almeno un po’ si sovrappongono con la F.
Al suo ingresso, il mio ragazzino è stato accolto festosamente, non ho visto bene cosa stava succedendo, perché nel frattempo io ero stata fermata da una serie di madri che una dopo l’altra, chi in francese, chi in inglese, chi in italiano, mi dimostravano il loro sdegno per come eravamo stati trattati.
Il villaggio è piccolo e le voci corrono alla svelta, in una settimana è successo che:
– La mamma di S. che è ticinese, mi ha scritto un messaggio in italiano per dirmi che era a disagio per quello che era successo al calcio. Suo figlio è piccolino, molto più basso del mio, e manca poco che lei si scusasse per aver usurpato il posto in E. A vederla lì tutta imbarazzata, mi veniva quasi da consolarla io.
Evidentemente il resto del gruppo è stato messo al corrente a nostra insaputa, di ogni dettaglio della faccenda, perché:
– La mamma di K., bellissima ed elegante signora marocchina che insieme al marito chef francese gestisce il prestigioso ristorante che dà lustro al villaggio, è venuta mostrarmi la sua focosa indignazione e con intensi sollevamenti di sopracciglia, mi ha fatto capire che il presidente del club non è nuovo a comportamenti sgradevoli.
– Intanto la sua vicina di casa, molto fiera delle sue origini pugliesi e forte di una solidarietà peninsulare, è arrivata anche lei che mi conosce appena a dirmi che: “ici la psycologie est nulle!”
– Io commossa e sopraffatta da tutto questo calore, ho visto solo con la coda dell’occhio che nel frattempo il giovanissimo allenatore, figlio del presidente, aveva fatto sedere in cerchio tutti i bambini, E, F, e non so chi, e stava forse dando le tanto necessarie spiegazioni. Meglio tardi che mai.
Per fortuna la mia giovane amica E., che son sempre più convinta sia una fata, mi ha vista frastornata e mi ha offerto un passaggio fino a yoga, giusto in tempo prima che il gruppo mamme organizzasse un flash mob.
Più tardi.
Mentre io portavo la pace e l’amore del mondo nel mio corpo, il padre dell’eroe andava a recuperarlo in palestra:
– Babbo mi sa che è meglio che ti organizzi e aggiusti la macchina, perché mi dovrai accompagnare da un sacco di parti.
– In che senso?
– Eh dovrò giocare parecchie partite, sai tutte due le squadre hanno bisogno di me, quindi penso proprio che dovrò giocare con entrambe, e la E si allena per due ore e gioca in tutta la regione.
Dubito che mio figlio sia iscritto in due squadre a mia insaputa, ma se nella sua percezione, in una settimana siamo passati da essere l’escluso ultimo arrivato, al supereroe a cui sono affidati i destini del Football Club, non mi posso lamentare.
E di più, se essere esclusi ci ha fatto stringere intorno la solidarietà del villaggio, ben venga il mal garbo del presidente.
Stavolta davvero non tutto il male viene per nuocere e accogliere le lacrime del mio bambino è servito molto di più che cercare di evitargliele.
Ora allacciamoci le cinture di sicurezza, che già pensa di potersene andare in giro ovunque da solo e chiede quando potrà finalmente prendere l’autobus per la città, se poi si sente anche il salvatore della squadra chi lo tiene più.
Rimangono smarrite le scarpe da calcio da poco regalate dalla nonna.