6. La città deserta

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Atterrare in città la settimana di Ferragosto è sempre un’esperienza da film, ma quel giorno la ragazza si sentiva davvero la protagonista di un film.

Il cielo era limpido, il cambio ad Atene non era stato difficoltoso. Era domenica, e lei sapeva che il lunedì pomeriggio al suo consultorio c’era sempre qualcuno. Sarebbe andato tutto bene. Avrebbe fatto la visita e avrebbero sistemato tutto.
Poi se tutto andava davvero bene avrebbe avuto tempo anche per qualche giorno di mare con sua madre, mentre aspettava che lui tornasse in moto.

La mattina dopo in consultorio l’aspettavano tutti, le infermiere si erano parlate, e la storia del suo ritorno dall’isola sperduta doveva aver riempito le loro mattine agostane. Il suo bambino era ormai di tutti.

Purtroppo era di turno un giovane dottore, lei avrebbe preferito una delle dottoresse che la conoscevano da tanti anni. Ma di loro si fidava comunque, se lui aveva scelto di lavorare lì, in agosto, doveva essere una brava persona.

Lo studio lo conosceva già, era quello accanto a quello della sua dottoressa. La sala d’attesa era sempre la stessa, coi divani con la stoffa con le ciliegie di Naj Oleari.
Il consultorio era di fronte al suo liceo, ci era andata la prima volta con sua madre quando aveva avuto le prime mestruazioni. Aveva imparato la strada e l’aveva insegnata a tante amiche e compagne di scuola, che a casa non potevano parlare di certe cose. Il lunedì pomeriggio la sua dottoressa teneva il consultorio teenager, le visite costavano meno, a volte nulla, un aiuto non si negava a nessuna.
Non si poteva non voler bene a un posto così. Nulla di male poteva succederle lì.

Per questo si era stesa fiduciosa sul lettino pulito. L’ecografo era veramente moderno. E non si sentivano galline all’orizzonte. Forse a malapena lo sferragliare del tram. Fin qui tutto bene.

E infatti eccolo lì, la sua creaturina due settimane dopo. Ancora più grande. Ancora più preciso. Forse solo per merito del macchinario migliore, ma si vedeva una meraviglia. E lei allora non immaginava quanto quelle immagini sarebbero diventate vitali per lei nei mesi a venire.
Solo che:

– Guardi che qui la spirale non c’è.

– Ma no dottore, è impossibile, si vedeva benissimo.

 E adesso non si vede più. È sicura di non averla espulsa?

– Mah, dottore non credo proprio, è una cosa che può succedere così? Non dovrei essermene accorta?

continua

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