Stamattina la maestra L. aveva un corso d’aggiornamento e in classe c’era la supplente.
Come da tradizione questo imprevisto ha portato parecchio scompiglio.
Già a ora di pranzo ne abbiamo avuto sentore.
-Ciao mamma!
– Ciao tesoro come va?
– Bene! Sai che oggi a scuola c’è stata una rissa?
– Accipicchia, in che senso?
–Eh L. era alla scuola delle maestre e in classe c’era la supplente. Ma lei doveva andare a prendere tutte le cose che le servivano e prima che arrivasse in classe K e N se le sono date.
–Urca, ma N,il nostro N? E come se le sono date?
– Eh proprio nel momento in cui entrava in classe la supplente loro erano a terra uno sopra l’altro.
– Beh sì, se le sono proprio date. E la maestra li ha sgridati in privato o in pubblico?
– Purtroppo per loro davanti a tutti, perché li ha proprio beccati, e ora devono scrivere cinquanta volte: non ci si picchia quando la supplente non è in classe.
Non sono stata a chiedere se invece ci si può picchiare quando la supplente è in classe, perché il pranzo si freddava e comunque nel pomeriggio sarebbe tornata la nostra amata L.
h. 15,25 finisce la scuola.
h. 15,30 suona il mio telefono:
–Madame buongiorno sono L.
– Buongiorno L. cosa posso fare per lei?
-Mi sono permessa di telefonarle, perché stamattina avevo un corso di formazione e in classe c’era la supplente.
– Sì, sì, lo so.
– Ecco appunto, al mio ritorno ho trovato dei messaggi della supplente che parlavano di comportamenti inadeguati.
– Sì, sì, ho sentito dire.
–Ecco appunto, allora mi sono permessa di dare un piccolo testo da fare per domani.
Mia nonna maestra diceva: Non andare mai a dire agli insegnanti i difetti dei tuoi figli. Magari in cinque anni non se ne accorgono!
Così io mi sono ben guardata dal dire che avevo sentito della rissa, ma che non mi risultava un nostro coinvolgimento. E sono stata ad ascoltare.
Pare che precedentemente alla rissa, fossero circolati dei bigliettini volgari.
Dopo aver constatato con la maestra che un anno fa mio figlio non parlava una parola di francese e che evidentemente doveva aver imparato molto in fretta le parole sbagliate, ho accettato di investigare a casa perché lei stessa era dubbiosa sulla colpevolezza.
L’imputato ha professato una totale innocenza.
Ha denunciato un complotto alle sue spalle da parte di K. che vuole farlo litigare con N. perché è geloso.
Per questo K. avrebbe scritto un tremendo bigliettino e l’avrebbe dato a N. sostenendo che l’avesse scritto il mio T.
A parte che se fosse vero K. sarebbe veramente diabolico, la vera offesa per noi è stata anche la prova dell’innocenza: gli errori di ortografia contati dalla maestra nel biglietto sono 11, a noi non sarebbe successo.
Il testo incriminato, secondo la traduzione dell’imputato, recitava all’incirca così: Sei innamorato del tuo sedere.
Il testo che ha dato da produrre per domani quel genio della maestra L. ha come titolo: Cosa significa essere innamorati?
E qui si è aperto un serio problema, perché scrivere di queste cose per il mio maschio ottenne è molto più offensivo delle accuse ingiuste di K., del sospetto da parte della maestra L., del mettere in dubbio le sue competenze ortografiche.
– Io non ci sto! Quella cosa non la scrivo!
– Eh già, così oltre alla punizione della maestra ti devo dare un castigo io, e poi magari ti aumenta la punizione e finisci dritto dal direttore. Non se ne parla, ora vieni qui e vediamo insieme cosa puoi scrivere.
E a quel punto quel diavolo di donna della sua mamma ha sfoderato Bambi e il vecchio gufo che spiega cos’è l’amore. E il riottoso ottenne ha prodotto un testo che dice:
Essere innamorati significa amare una persona che non è della tua famiglia e volere stare sempre con lei.
Evviva la maestra L.!