Quello che io ho superficialmente considerato come un semplice cambio di calendario, che riempiva sì di gioia mio figlio minore, ma niente di più.
Si sta dimostrando un passaggio piuttosto epocale nel nostro percorso d’integrazione.
Ieri sera mentre spegnevo il computer ho dato un’ultima scorsa alle email, e ci ho trovato un gentile messaggio del presidente del club (forse con una telefonata cafona mi sono meritata messaggi gentili all’infinito), che mi informava che il passaggio d’équipe comporta il tesseramento dell’atleta.
Ecco io già di mio con le tessere ho delle difficoltà, a malapena reggo quelle del supermercato.
L’idea poi di tesserarci a un Football Club mi fa una certa impressione.
Il fatto poi che questa associazione appartenga a un Paese diverso dal mio, è quasi choccante.
Naturalmente l’entusiasmo dell’atleta lo fa camminare a venti centimetri da terra.
Quindi non ho potuto evitare di compilare per bene il modulo ieri sera, di tagliare e incollare la fototessera, che deve imperativamente corrispondere alla grandezza del quadrato che siamo in Svizzera mica in certi paesi del sud Europa, stampare fotocopia del passaporto, e mettere il tutto in una busta, che stamattina l’atleta scolaro depositerà nella casella del presidente di fronte alla scuola.
Lui ha avuto un solo tentennamento:
-Ma mamma, dobbiamo dare al presidente la copia del mio passaporto con quella foto?
– beh sì, amore, c’è scritto. Ma cosa c’è che non va hai un bellissimo sorriso, io lo vorrei subito un bambino che sorride così tanto nella foto del passaporto.
–Beh sì, me lo ricordo quando l’abbiamo fatta a Milano, abbiamo dovuto mettere tutte le giacche sulla sedia, anche quelle dei fratelli, altrimenti non arrivavo alla macchina fotografica, e poi mi avete detto: sorridi! E io ho sorriso più che potevo.
– infatti, è venuta proprio bene.
– Sì, però c’ho quattro anni!
Io invece ho avuto un milione di dubbi quando ho dovuto compilare le caselle per i giocatori minori stranieri.
Era una cosa talmente lontana da me che mi si è spento il cervello.
Poi a un certo punto mi si è accesa una piccola lampadina e ho capito il senso di quelle domande strane. Esistono evidentemente delle regole FIFA per controllare il traffico di giovani talenti.
Per questo volevano che dichiarassimo che ci eravamo trasferiti per ragioni indipendenti dal calcio.
Anche se, vista la sua felicità nell’allenamento sul campo di patate, ora non ne sono più così tanto sicura.