L’agenda del cuore, sospeso.

cuoreL’agenda del cuore, sospeso.

Quando quasi due anni fa abbiamo deciso di emigrare, io ero irremovibile: non mi interessava farmi degli amici.
Io le mie amiche ce le avevo già! E stavano a Milano.
Non solo lì, anche in altri posti, ma comunque mi bastavano.
Erano delle belle amicizie, ci avevo messo anni a costruirle, e avrei fatto di tutto per mantenerle.
Le vacanze frequenti mi aiutano, torno a casa spesso e a suon di caffè, spritz, pizze, nutro i miei legami.
E mi andava bene così. A parte la nostalgia.

Non avevo tempo, spazio, e voglia per costruire nuove relazioni sociali, in questo paese così complicato, dove per una cena devi organizzarti minimo un mese prima.

Le mie amicizie non sarebbero mai entrate in delle caselle così rigide.
Io sono per l’incontro spontaneo, il caos organizzato, l’improvvisazione gioiosa, e tutto questo non entra in un’agenda svizzera.

Non che sia rimasta chiusa nella mia camera solitaria. Per amore dei ragazzi ho intrattenuto cordiali relazioni con altri genitori expat. Ho invitato per pizze e barbecue altre famiglie, o colleghi di mio marito. Ho anche azzardato qualche uscita con le mamme di, calcio, scout, scuola…

Ma comunque il mio cuore restava con convinzione tutto a sud delle Alpi, e io qui ero solo in servizio, una specie di erasmus. Stavo qui con il cuore un po’ sospeso, in attesa delle vacanze per ritrovare il suo battito.

Poi un venerdì sera di dicembre, mentre tutta la mia città si godeva il primo ponte sulla neve e arrivavano foto di amici in vacanze a cui non potevamo partecipare, ho avuto una discussione con mio marito.
Gli ho fatto presente che lui ha una vita sociale decisamente intensa, e capisco che sia poi contento di passare le sere libere in casa.
Ma io in casa ci sono sempre e desidero solo tornare a casa a Milano per vedere i miei amici.
Non riesco neanche a immaginarmi un futuro qui, se non conosco nessuno che faccia una vita minimamente simile alla mia e le mie relazioni sociali si riducono a Monsieur B.
Già era sufficientemente umiliante essere a casa a rimirare i miei titoli di studio. E lui non mi era di grande aiuto, se anche quando arrivano amici o colleghi li porta fuori a cena per non disturbarmi.

Così forzando un po’ la mano l’ho costretto a scrivere un’email. Una persona che conosceva per lavoro, l’anno prima aveva manifestato un tiepido interesse nei nostri confronti. Aveva dei figli della stessa età dei miei, abita vicino, e aveva vagamente accennato alla possibilità di una cena.

Aggrappati a quel debole filo abbiamo scritto: Cara C., scusa per l’invito last minute molto poco svizzero, ma settimana prossima cominciano le vacanze, e a noi farebbe tanto piacere avervi qui prima, per una merenda o un brunch, domani o dopo, come preferite voi. Grazie

La risposta è arrivata dopo pochi minuti: Caro N, ma tu non lo sai che io vivo nel last minute, mio marito fa il pilota di aerei. Veniamo volentieri domenica, e poi organizziamo una volta da noi, ma non posso dirtelo ora perché non ho ancora il calendario di gennaio.

Il sollievo era tale che mi veniva da piangere, e mi sono accorta che forse un po’ di spazio per una nuova amica potevo farlo.
Ero felice come un’adolescente che si prepara per il ballo e ho reagito come al solito infornando torte e focacce per un battaglione. Il brunch è stato un successo. I ragazzi hanno giocato a Monopoli mischiando italiano e francese in scioltezza.
Da quell’invito ne sono arrivati altri a pioggia e in varie forme. Gli incroci di amicizie hanno seguito di volta in volta le età o gli interessi.

Ai weekend di sci sono seguite le domeniche a giocare a pallone, le uscite tra ragazzi, e tutto è sembrato subito così naturale che anche il cuore ha ritrovato il suo battito, e non solo il mio.

Perché per i miei ragazzi avere intorno una mamma che chiede: Sei vestito abbastanza? Dai metti dentro la maglietta che prendi freddo.
A uno spilungone venti centimetri più alto di lei è la normalità, e ritrovarla in casa d’altri è così bello che fa brillare gli occhi.

Sarà come dice un certo pilota, Son coté dramatique italien, ma a noi mancava tanto.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *