A maggio mio figlio minore ha avuto un incidente e si è amputato un pezzettino del mignolo sinistro.
A chi ci chiedeva quanto mancasse del dito, rispondevamo “ha perso l’unghia”
In realtà a me dà molto fastidio questo modo di dire, tanto quanto non sopporto dire ha perso un bambino, di chi subisce un aborto spontaneo.
Sembra quasi che la povera vittima sia colpevole, che si sia distratta e ops, ha perso un pezzo.
Ma le parole giuste spesso mettono a disagio chi le ascolta, fanno sembrare le cose peggiori.
Se noi dicevamo Gli si è amputato un pezzo di dito, tutti si aspettavano che non ne fosse rimasto più nulla, invece è davvero un piccolo pezzettino e alla lunga potrebbe quasi non vedersi.
L’estate è andata bene lo stesso, piano piano lo spavento si è affievolito, e al campo scout quasi non ci ha pensato.
Stamattina però era il momento dell’ultimo controllo.
Eravamo contenti di convidere con la dottoressa i nostri progessi, ormai sempre senza cerotto, ma lungo la strada per l’ospedale sentivo la sua manina diventare più leggera nella mia, come se si stesse facendo piccolo piccolo, e improvvisamente fosse rimasto muto.
Per fortuna ci eravamo portati Calvin e Hobbes che riescono sempre a tirarci su il morale mostrando possibilità di monellerie ancora non sperimentate.
Poi la nostra infermiera e la nostra dottoressa hanno nutrito il buon umore dichiarandoci ufficialmente il paziente preferito, per simpatia e rapidità di guarigione, e applaudendo le performance dell’articolazione.
Restava comunque un piccolo dubbio che ci ha fatti tremare, la puntina dura in cima al dito, che per qualche momento abbiamo temuto fosse un frammento d’osso che spingeva la pelle, e che avrebbe potuto essere necessario rimuovere.
C’è stato un consulto ai vertici.
Ci hanno mandati a fare una lastra di controllo.
Siamo tornati su, in totale in un quarto d’ora.
E abbiamo scoperto, che col piffero che avevamo perso l’unghia.
Lei era lì, bella nascostina come un seme nella terra, e anche se ora la sua falange non c’è più, lei si ricorda bene come si cresce e sta facendo il suo lavoro di unghia come può, con qualche cellulina cheratinosa sulla punta del dito.
A noi tutto sommato è sembrata una bellissima notizia, segno di come la vita sia una cosa meravigliosa, e anche solo la memoria di un’unghia sia sufficiente per ricominciare.
Poi però ci siamo dati due mesi di tempo, se per caso quella pazzerella crescesse troppo strana, se desse fastidio, si potrebbe fare un intervento per rimuoverla.
A me però sta già molto simpatica, e ci eviterei una nuova anestesia, staremo a vedere.
Intanto la considero una mia privata maestra di coraggio, e resistenza, la memoria dell’unghia.