8 commenti

  1. Luigi Lacquaniti

    Proprio in questi giorni anche mia figlia, che è in Prima media, ha avuto una piccola disavventura. Non ha raccontato molto, ma ho capito che s’è trattato anche in questo caso dello scontro con un piccolo clan femminile. Mia figlia non è “straniera”, lo preciso soltanto per spiegare meglio le conclusioni che ho tratto. L’educazione che ha avuto infatti, e gli incontri che le abbiamo fatto fare, le hanno permesso di sviluppare una facilità di rapporti con i coetanei “stranieri”. E lo stesso vale per la sorellina di 6 anni. Dunque vi è stato questo episodio. Da questo e da altri accaduti nell’ultimo anno della Scuola primaria, ho concluso che le bambine, certe bambine, a quell’età tendono a fare piccoli gruppi piuttosto elitari e a sviluppare una particolare rivalità verso altre bambine, cercando di isolarle. Atteggiamento che mi pare non abbiano verso coetanei maschi. E i maschi mi pare non sviluppino uguali rivalità, perlomeno non ancora. Mi sbaglio? Io credo che la bambina sia stata presa di mira, non in quanto semplicemente “straniera”, ma in quanto identificata come membro debole della classe, debole in quanto straniera e ultima arrivata. L’insegnante avrebbe dovuto avere un atteggiamento più accorto, prevenendo quanto accaduto e non facendosene coinvolgere pur in forma critica verso il clan.

    • Alessandra Spada

      Grazie Luigi per aver condiviso con noi. Per fortuna come leggerai nelle prossime puntate, la nostra storia finisce piuttosto bene, con un’ottima e fondamentale presenza delle insegnanti. A difesa di quella di musica devo dire che è sicuramente stata colta alla sprovvista, vede la classe solo due ore la settimana e non aveva chiare le dinamiche, ma la sua reazione e il coinvolgimento dell’insegnante principale sono state fondamentali per il seguito. a domani per la seconda puntata.

  2. Giada Maramaldi

    Carissimo FQCP, che coincidenza. Proprio in questi giorni, anche nella scuola media italiana si stimola il lavoro di gruppo. Nello specifico, una ricerca di storia, da fare in gruppi di tre. Naturalmente le due compagne assegnate al gruppo a mia figlia, un po’ selvatica nei suoi undici anni di esistenza, erano quanto di più lontano dalla sua indole. Si sono trovate una prima volta e hanno impostato un lavoro in powerpoint. Si sono trovate una seconda volta e hanno aggiunto due slide. La terza volta mia figlia era a casa con un febbrone, la prima assenza dell’anno, e loro hanno deciso che il ppt sarebbe diventato un cartellone (possibilità offerta dal compito). Quando lei è rientrata si è vista recapitare un bel biglietto collaborativo che diceva più o meno cosí: “Noi abbiamo fatto tutto. Tu hai solo sbagliato. Adesso ti arrangi!”. Ecco, non c’è bisogno di essere stranieri o gli ultimi arrivati. Ironia della vicenda, tutto questo ha fatto molto più male a me che a lei, che dal suo letargo emotivo sa non farsi ferire se non ne vale la pena.

  3. Alessandra Spada

    Grazie Giada, mi ricordo il lavoro di storia a gruppi di tre, anche per noi l’anno scorso, in prima media, era stato un brusco risveglio dalle morbide interazioni della scuola elementare. Poi c’era stato il cartellone di ginnastica e ci siamo ritrovate in due, io e lei, la sera prima a compilarlo per tutti.
    Un pochino di certo vale la pena che le nostre ragazze si facciano le ossa e non possiamo sempre proteggerle e forse è vero che fa più effetto a noi che a loro.
    Ma a me c’è qualcosa di profondo che non torna nella ferocia di queste ragazzine. Parliamone.
    FQCP tornerà di sicuro su queste storie, mi sembrano importanti, come se ci fosse qualcosa che non abbiamo ancora ben capito…
    Magari la prossima inchiesta potrebbe essere un’intervista su questi temi.

  4. Giada Maramaldi

    Seconda e ultima puntata della storia della ricerca di storia. Dopo innumerevoli telefonate, scopro che lo scontro è in particolare tra mia figlia, che vorrebbe continuare il file in ppt, e una delle altre ragazzine, che preferisce il cartellone.
    Scelgo di suggerire per questa volta a mia figlia di cedere “è più difficile fare il primo passo…eccetera eccetera” e le invito da noi a completare il lavoro. Risparmiando le difficoltà logistiche, il cartellone sono diventati due tanto era il materiale che avevano raccolto e al momento dell’interrogazione si portate a casa un bel dieci. Temo però che sul concetto di collaborazione ci sia ancora un po’ di strada da fare. Non solo a undici anni, anche molti adulti devono non essere stati troppo collaborativi nell loro ricerche di stoia da undicenni e si vede ancora dopo tre decenni.

    • Alessandra Spada

      Evviva! Un bel 10 all’inizio delle medie è un grande volano per l’autostima e che brave ad avercela fatta di gruppo. Convengo che un sacco di adulti non ce l’avrebbero fatta così bene…magari farebbe bene a tutti una ripassatina di Daniele Novara, Litigare fa bene, giusto per imparare che litigando si sviluppano le competenze sociali…

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