10. Passata la festa…

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Il matrimonio era stato bellissimo, così avevano detto tutti gli amici.
Lei non se ne rendeva troppo conto, forse era così per tutte le spose.
Ma di certo quella montagna di preoccupazioni che le era piovuta in testa, aveva ammaccato tutti i suoi sogni.

Avevano cominciato i benpensanti. Quelli che non si facevano una ragione della loro scelta di sposarsi così in fretta. Ora la ragione era arrivata e loro si spiegavano tutto.
Questa cosa li faceva impazzire. Loro avevano scelto, perché avevano voluto, perché erano liberi di farlo, perché si amavano e non avevano bisogno di aspettare per sposarsi. Il loro non era un matrimonio riparatore, come quelli dei loro genitori. Ma per molti era più facile pensare il contrario. E visto come erano finiti i matrimoni dei loro genitori, quest’idea sembrava proprio un brutto presagio.

Poi c’erano tante piccole cose, chiamare la sarta e farla aspettare per finire il vestito, Eh signorina, cosa vuole che sia, fosse la prima?! (anche lei!).

Ma soprattutto non potersi più muovere.
Le sue dottoresse, che oramai erano un team da cui non si sarebbe più separata, erano state irremovibili: a letto, fino alla 32 settimana. Alzarsi solo per fare pipì e andarsi a sposare.

Ecco che quelle scale diventavano un vero problema, il suo incubo.
Passava le giornate a letto, guardando il soffitto e ascoltando il più minimo movimento del suo corpo. Si era fatta prestare anche uno stetoscopio e provava ad ascoltare il suo bambino. Forse quello che sentiva era solo il suo intestino, ma comunque le dava conforto.

Contava le ore e i minuti, come ogni primipara, ma i suoi duravano di più, anzi non passavano mai.
Poi erano cominciate le perdite di sangue e l’incubo sembrava solo peggiorare. Si faceva portare in ospedale e aspettava tremando che accendessero lo schermo. Il gel freddo, la carta ruvida del lettino, non sentiva nulla, lei voleva solo vedere. In quella televisione marziana lei voleva vedere il suo bambino, sapere che stava bene.
E lui continuava a star bene, nonostante tutto.

Ogni giorno in più accendeva un pezzetto di speranza. E aumentava la distanza tra i suoi genitori.
Perché si sa che la gravidanza è un momento complicato per ogni coppia. Figurarsi una gravidanza così, per una coppia che si conosceva da meno di un anno e che aveva costruito tutto sui sogni. Ora i sogni di lei erano spianati sotto una montagna di paura e l’attenzione non riusciva a spostarsi da un qui e ora che finiva su quel letto.
Lei viveva in un presente fatto di battiti di un microcuore. Lui pensava al primo paio di sci che avrebbe comprato al suo bambino.
Lei sapeva di rischiare la vita, e cercava di trattenerla dentro di sè con tutte le forze.
A lui non lo diceva, non aveva bisogno della sua ansia.

Intanto passava l’autunno.

…continua

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