L’irrequietezza di Monsieur B

oltre il bambù monsieur b

oltre il bambù monsieur b

Da settimane monsieur B è irrequieto e questo non può che preoccuparci.

L’acquisto compulsivo e repentino di un’astronave in forma di asciugatrice per noi è solo uno dei segnali.

Da diverse settimane si aggira e traffica tra la piazza, la casa, il giardino, senza posa.
Ineffabile nel suo pile grigio, che non cambia dal 2000 quando glielo hanno regalato per il compleanno, alle sei e mezza del mattino lo vedo attraversare il giardino con in mano utensili vari.
Alle sette sta lavando il telo che copre la sua piscina. Una vasca rotonda gonfiabile che non ho mai visto piena in due anni.
Agli orari più bizzarri lo vedo arrivare e partire in macchina con assi, pannelli di cartongesso, e oggetti sconosciuti sul tetto.
Entra e esce dalle varie porte dei suoi numerosi possedimenti come un’ape operaia.
Dalla sua parte del giardino, oltre il bambù arrivano di continuo  rumori di motori sconosciuti.
Due mattine fa ho scoperto che aveva bonificato dalle erbacce e seminato nei due orrendi bidoni di plastica blu che l’anno scorso mi ha messo ai lati della porta di casa come un dono raffinato:
– Vedrà Madame che bei fiori!
Peccato che i vasi siano enormi e inguardabili.

Sappiamo che Monsieur B sta passando un momento difficile.
Il suo compagno di merende, il signor E che aveva dato prova di grande solerzia nel assassinare i nostri lamponi roteando il decespugliatore in stato d’ebbrezza, è in ospedale.
Ha avuto un incidente, non posso dirmi stupita, non ho ben capito se fosse in motorino o se è caduto da una pianta, ma pare fosse coinvolto solo lui.
Quindi mi dispiace, ma è anche un sollievo, perché considerato il suo stato alcolico alle otto del mattino, a saperlo in sella c’era da temere per l’intero villaggio.

Solo che ora Monsieur B è come Stanlio senza Ollio, Gianni senza Pinotto, e si aggira inquieto.

La cosa che ci preoccupa di più è l’elevato turnover dei suoi inquilini.
Noi se non vinciamo alla lotteria o prendiamo decisioni drastiche sulla nostra vita, da qui non ce ne vogliamo andare per un po’. Chiunque venga riconosce che abbiamo avuto un colpo di fortuna colossale a trovare una casa così piccola con giardino così vicina all’università e ai servizi. Quindi finchè possiamo pagare l’affitto a Monsieur B, noi non ce ne andiamo, dobbiamo finire ancora la scuola.

Ma in quasi due anni che siamo qui, l’appartamento sotto di noi ha visto darsi il cambio due deliziose coppie, entrambe molto sportive dotate di bici da corsa e amanti del giardinaggio, che ci hanno fatto sfigurare su entrambi i fronti.
Nella casa di fronte, in cui non è chiaro quanti appartamenti abbia ricavato il nostro intraprendente padrone di casa, abbiamo visto arrivare e partire una giovane bionda molto smart, un simpatico italiano che aveva chiamato il suo wifi ziotom, e da settimana scorsa una coppia ancora tutta da scoprire.

La prima volta li abbiamo intravisti di sera in giardino.
Per arrivare al loro devono percorrere il vialetto accanto al nostro, quello che dovremmo ripulire più spesso dal bamboo.
Poi aprono un cancelletto, che noi dimentichiamo aperto tutte le volte che un pallone finisce dall’altra parte, ma che ora impareremo a chiudere di sicuro.
Perché la prima cosa che abbiamo saputo dei nuovi vicini è che hanno un cane, un pitbull. Anzi una.
L’abbiamo vista correre al tramonto, in tondo nel piccolo giardino, come fanno i cani quando sono molto felici, solo che abbiamo il forte sospetto che ciò che le dava tanta gioia fosse il gatto Tempesta, che aveva sconfinato ancora una volta.

Io son ben contenta se qualcuno insegna l’educazione a Tempesta, che cresce anarchico come l’orto, mi piacerebbe però evitare spargimenti di sangue.
Così al saluto del nuovo vicino ho risposto cordialmente e mi sono avvicinata alla rete.

 Buongiorno, benvenuti, siete i nuovi vicini?

– Buongiorno, sì questo è il nostro cane, ma non si preoccupi, va d’accordo coi gatti.

Mi ha risposto un armadio rasato e completamente tatuato, che però sfoggiava un sorriso molto più affettuoso della media locale.

La megera bacchettona che stava prendendo possesso del mio corpo è stata messa definitivamente a tacere il giorno dopo.
Mi sono ritrovata, la prima volta che guidavo il Millennium Falcon (la nostra nuova macchina), incastrata tra casa, platano, scala del municipio, grazie a un parcheggio agile del camion comunale delle manutenzioni che bloccava l’uscita.
Sono scesa per cercare di capire quanto spazio avevo, e controllare che non ci fosse una candid camera, e ho incontrato il vicino a passeggio col cane.

Il cane mi ha ricoperta di baci e il vicino dal grande sorriso mi ha teleguidata fuori dal videogioco di paperino in cui ero finita a bordo della nostra sette posti.

Ora speriamo solo che l’irrequietezza di Monsieur B non faccia fuggire anche questi inquilini.

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